Partirà nel 2016 in Giappone la sperimentazione di un progetto ideato da un giovane studente olandese per tutelare la flora e la fauna marina
L’inquinamento colpisce sempre di più i nostri mari e sono in particolare gli oggetti in plastica a rappresentare un grande pericolo per la flora e la fauna ittica. Per cercare di porre rimedio a questo drammatico problema, un giovane studente di ingegneria aerospaziale all’Università di Delft, nei Paesi Bassi, ha inventato un innovativo sistema con l’ambizione di ripulire gli oceani dalla plastica.
Boyan Slat, questo il nome del giovane “salvatore degli oceani”, ha avuto l’intuizione durante una vacanza in Grecia quando, durante le sue immersioni, si è reso conto dell’ingente quantitativo di plastica depositato sul fondo marino. Così, grazie alla sua preparazione universitaria e nonostante la giovane età, ha studiato un metodo chiamato “Ocean Cleanup Array”.
Si tratta, in sostanza, di barriere galleggianti ancorate al fondale che sfruttano le correnti per filtrare i rifiuti e raccoglierli in una piattaforma che li separa dal plancton e li conserva per il riciclo. L’innovativo sistema verrà sperimentato per due anni, a partire dal 2016, nei pressi dell’isola di Tsushima, in Giappone, dove, a causa dei vortici d’acqua, ogni anno si depositano circa 30 mila metri cubi di rifiuti. A contribuire alla buona riuscita dell’esperimento anche un centinaio di scienziati e ingegneri che parteciperanno al progetto finanziato grazie a una campagna di crowdfunding.
Obiettivo futuro del progetto quello di ripulire il cosiddetto Great Pacific Garbage Patch, la “discarica del Pacifico”, una vasta concentrazione di rifiuti tra le Hawaii e la California, ripescando almeno la metà della plastica presente. Il tutto, ovviamente, senza creare alcun tipo di problema all’ambiente naturale. «Filtri e barriere occuperanno un raggio di oltre un chilometro e mezzo, ma saranno innocui per la flora e la fauna dell’oceano», assicura, infatti, Byan Slat.