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3 milioni di famiglie italiane nella tela degli usurai, dati Eurispes

L’usura in Italia costituisce un giro d’affari che sfiora gli 82 miliardi di euro. Di questi più della metà sono rappresentati dagli interessi esatti e dentro questo vortice sono cadute più di 3 milioni di famiglie italiane, 750.000 imprese agricole e 1 milione di aziende impegnate nel commercio e nei servizi. Questo quanto è emerso dal rapporto annuale Eurispes che prende in esame i dati del 2015 per restituirci la fotografia di un Paese in cui prospera il malaffare, nutrendosi delle difficoltà economiche delle persone e delle aziende.

Il problema riguarda tutto il Paese ma è il Sud a destare preoccupazioni maggiori: tolta Parma, che è in testa a questa classifica negativa, seguono Crotone, Siracusa, Foggia, Trapani, Vibo Valentia e Palermo. Sembra un elemento distonico quello di Parma in vetta alla graduatoria ma l’Eurispes chiarisce spiegando che la Città «risente ancora dello stato di sofferenza del tessuto produttivo e sociale locale a partire dall’inizio della crisi nel 2008».

L’interesse medio riscosso dall’usura è stato calcolato intorno al 120% annuo, per quanto sia comunque risaputo che spesso i tassi d’interesse applicati siano di molto maggiori di questa cifra. La stessa Eurispes invita a considerare la cifra emersa – quella di 82 miliardi di euro – per difetto; in realtà, l’usura si distingue per essere connotata da una grande quota di sommerso. Questo significa che i prestiti illegali seguono vie e percorsi non rintracciabili e dunque sconosciuti, pertanto la cifra considerata dall’Eurispes potrebbe in realtà essere molto maggiore.

In ogni caso, e sulla base dei dati in possesso, per quanto riguarda le famiglie risulta che il 12% di queste si sia rivolta a soggetti privati piuttosto che a parenti o amici per chiedere dei prestiti. La maggioranza sarebbe costituita da persone che si sono viste negare l’accesso al credito presso gli istituti bancari. Sulle succitate 750.000 aziende agricole operanti in Italia nel 2015, l’Eurispes ha calcolato che circa il 10% abbia dovuto ricorrere al prestito di usurai per poter mandare avanti l’attività, con una media di circa 30.000 euro ciascuna. Invece, 1 su 10 delle aziende di commercio e di servizi si è rivolta agli strozzini contribuendo così a un giro d’affari pari a 5 miliardi.

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Redazione