Alla vigilia della 65esima Giornata mondiale dei diritti umani, che si celebra oggi (10 dicembre) in tutto il mondo, Amnesty International ha lanciato il proprio grido d’allarme per accendere i riflettori sui 12 mila rifugiati in fuga dalla Siria e abbandonati in una sorta di “terra di nessuno” proprio al confine con la Giordania che ha negato loro l’ingresso.
Tra loro ci sono donne incinte, bambini, anziani e infermi, evidenzia Amnesty International che sollecita la Giordania ad agire immediatamente per dare assistenza a queste migliaia di persone costrette a sopravvivere in condizioni disperate e al gelo.
«Dato che il conflitto siriano continua», commenta Sherif Elsayed-Ali, direttore del programma Diritti dei migranti e dei rifugiati di Amnesty International, «è fondamentale che la Giordania e gli altri paesi confinanti con la Siria tengano i confini aperti a chi fugge dalla persecuzione e dai massacri. Negando salvezza ai civili che cercano riparo sul suo territorio, la Giordania sta alimentando un disastro umanitario alla sua porta di casa. Migliaia di persone che hanno rischiato la loro vita in viaggi avventurosi attraverso un paese sconvolto dalla guerra vengono ora vergognosamente rimandate indietro, proprio quando erano arrivate a un passo dalla salvezza».
L’8 dicembre l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Acnur) ha dichiarato che il numero dei rifugiati fermi al confine è profondamente aumentato dall’inizio di novembre, passando da 4000 a 12.000, a causa del recente intensificarsi del conflitto in Siria. Le autorità giordane non hanno fornito alcuna spiegazione ufficiale anche se la loro difficoltà nel gestire nuovi arrivi è dettata dal fatto che dal 2011 ad oggi, la Giordania ha dato rifugio a oltre 620.000 siriani, circa il 95 per cento, e che solo il 52 per cento dei fondi necessari per la gestione dei rifugiati è stato finanziato dai donatori internazionali.
Intanto la conferma al grido d’allarme di Amnesty International è arrivata l’8 dicembre da una serie di immagini satellitari diffuse da Human Rights Watch che evidenziano la presenza di oltre 1450 rifugi provvisori nei pressi del varco ufficiale di Rukban.
Amnesty International ritiene che ogni richiedente asilo proveniente dalla Siria dovrebbe essere considerato bisognoso di protezione internazionale, a causa delle massicce violazioni dei diritti umani – compresi crimini di guerra e crimini contro l’umanità – che vengono commesse in quel conflitto. Chiudere i confini a coloro che necessitano asilo è una violazione del principio del non-refoulement, in base al quale è vietato rinviare una persona in un paese dove rischierebbe di andare incontro a persecuzione o di subire violazioni dei diritti umani.