Verrà presentato questa mattina il primo Manifesto italiano per un nuovo fundraising, il documento elaborato dalla Scuola di Roma Fund-raising.it in occasione dei suoi primi 10 anni di attività.
Il Manifesto, frutto del dibattito pubblico realizzato con il progetto “Fundraising. Un altro welfare è possibile”, è pensato come un patrimonio di idee e di valori che possa essere condiviso da tutti gli stakeholder pubblici e privati direttamente e indirettamente coinvolti nella grande sfida del fundraising, affinché possano avere una base solida sulla quale elaborare programmi e azioni per incentivare la donazione e la raccolta di fondi.
Il documento sarà illustrato nel corso dell’evento “Donare di più e meglio. Manifesto per un nuovo fundraising”, in programma oggi nella sala Aldo Moro in piazza Montecitorio, alla presenza del direttore scientifico della Scuola Massimo Coen Cagli, dell’onorevole Edoardo Patriarca, di Luigi Bobba, Sottosegretario alle Politiche Sociali, di Stefano Zamagni, Docente di Economia Politica, di Giorgio Righetti, direttore generale di Acri e del giornalista Gianluca Testa.
In particolare il Manifesto, come evidenziato dagli stessi promotori, è rivolto alle seguenti categorie:
- le istituzioni coinvolte nel processo di riforma del Terzo Settore, della scuola e della cultura;
- gli organi preposti all’amministrazione e al controllo dell’economia, della finanza e del fisco;
- le amministrazioni locali e le loro organizzazioni di rappresentanza affinché ne tengano conto nelle politiche di riorganizzazione della finanza locale;
- le organizzazioni non profit, i loro dirigenti e le organizzazioni di rappresentanza del settore;
- le istituzioni e i servizi di natura pubblica rivolti alla collettività (biblioteche, musei, teatri, scuole, servizi socio-sanitari, ecc.), i loro dirigenti e le organizzazioni di secondo livello;
- il mondo dei comunicatori, dei pubblicitari, dell’informazione e dei media con un particolare riferimento al servizio radiotelevisivo pubblico;
- le autorità e le aziende che operano nei campi della telecomunicazione, della gestione della privacy e delle transazioni economiche;
- gli enti di formazione;
- i fundraiser e i giovani che intendono diventare fundraiser;
- le aziende e le loro fondazioni;
- le fondazioni di origine bancaria;
- tutti quegli italiani donatori sensibili alle cause sociali e a tutti coloro che, pur essendo sensibili, non donano perché poco convinti dell’efficacia e dell’utilità di un comportamento donativo.