Fondazioni e associazioni no profit, della Regione Emilia Romagna, guidate da donne riescono ad assicurare una gestione dinamica in grado di produrre volumi di entrata simili agli enti guidati da uomini, inoltre, dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro gli enti a guida femminile tendono a servirsi di lavoro retribuito piuttosto che volontario, e quindi tendono in proporzione ad avere più lavoratrici retribuite. Questo è quanto emerge dal quarto Rapporto sulle persone giuridiche private che operano nel territorio emiliano-romagnolo, realizzato dalla collaborazione tra il Servizio regionale innovazione e semplificazione amministrativa e il Servizio statistica e informazione geografica della Giunta regionale e integrato con le informazioni rilevate dall’Istat nell’ambito del censimento delle Istituzioni no profit svoltosi nel 2011.
L’indagine, pertanto, fornisce una lettura di genere della realtà regionale, composta da 633 enti, 350 associazioni e 283 fondazioni, impegnate nel sostegno delle persone più in difficoltà.
Nello specifico, analizzando gli organi di governo delle organizzazioni del Terzo settore emerge che soltanto il 19% delle associazioni e il 13% delle fondazioni ha come legale rappresentante una donna. Sono le associazioni presenti nella provincia di Bologna, Modena e Forlì-Cesena ad avere una maggiore incidenza di rappresentanti legali donne, mentre per le fondazioni la maggiore rilevanza è nelle province di Piacenza e Rimini.
Le associazioni e le fondazioni più ricche, che contano un volume di entrate superiore al milione di euro, hanno di solito al timone di comando un uomo. Soltanto il 10% delle associazioni con volume di entrate superiore al milione di euro è guidata da donne, lo stesso vale per le fondazioni. Negli enti con minori risorse si rileva, invece, una maggiore presenza femminile ai vertici.
Per quanto concerne il modo di erogare i servizi e di fare rete si segnalano delle differenze nella prospettiva di genere. Sia le associazioni sia le fondazioni guidate da donne tendono ad erogare servizi anche a soggetti diversi dagli associati in misura maggiore di quelle capeggiate da uomini. Nella stipulazione di patti o intese, le associazioni con una donna al vertice preferiscono collaborare con altre istituzioni non profit, mentre quelle guidate da uomini mirano maggiormente alla stipula di patti o intese con le istituzioni pubbliche. Sul fronte delle fondazioni questa distinzione sparisce: le donne che conducono fondazioni sono attive nella stipula di accordi sia con partner pubblici sia con quelli privati e si rivelano più dinamiche rispetto ai loro colleghi uomini.
Per quanto riguarda, invece, la panoramica sul personale, gli enti con legale rappresentante donna protendono a organizzare le proprie attività tramite lavoro retribuito invece che volontario e tendono a impiegare in proporzione più volontarie e più lavoratrici retribuite. Le associazioni con una leadership femminile rappresentano infatti il 19% del totale, ma assumono ben il 28% dei lavoratori retribuiti totali e il 13% dei volontari. Stessa propensione per le fondazioni a guida femminile: quelle rappresentate da donne costituiscono il 13% e impiegano il 16% dei lavoratori retribuiti totali e il 7% dei volontari totali, percentuali in crescita considerando le sole risorse umane di genere femminile.
Nelle associazioni il 40% dei volontari è donna, nelle fondazioni la quota di volontari rosa sale al 46%. Tra le associazioni il maggior numero di volontarie si concentra soprattutto nelle province di Bologna, Reggio Emilia e Modena (oltre il 40%), mentre tra le fondazioni la maggiore rilevanza si osserva nelle province di Parma e Piacenza (oltre il 65%).
Infine, dal Rapporto emergono due dati interessanti relativi al volontariato femminile: uno legato all’età, per cui il maggior numero di volontarie si riscontra nella fascia di età inferiore ai 55 anni e l’altro collegato alla presenza di volontarie straniere. Nel 2011, gli stranieri che hanno prestato servizio di volontario presso gli enti analizzati sono stati solo il 2% dei volontari totali nelle associazioni e l’1% nelle fondazioni. Ciò nonostante proprio le donne rappresentano la metà dei 412 volontari stranieri nelle associazioni e dei 14 volontari stranieri che offrono prestazioni nelle fondazioni 12 sono donne.