Dare una nuova vita ai rifiuti del mare trasformandoli in prodotti tessili e accessori in grado di conquistare le principali passerelle del mondo.
E’ questa l’idea ecosostenibile lanciata da Ecoalf, una pmi spagnola che si occupa del riciclo dei rifiuti marini di plastica come reti da pesca, bottiglie di plastica, cotone post-industriale e simili.
L’iniziativa è stata oggetto anche di uno studio di fattibilità da parte dell’Unione Europea, dal titolo Upcyclingtheoceans, per cercare di analizzarne sostenibilità economica e potenzialità .
«Vogliamo creare la prima generazione di prodotti riciclati a partire da detriti marini con proprietà qualitative, di design e tecniche pari ai migliori prodotti non riciclati», spiega la coordinatrice del progetto Paloma Oñate.
Fondamentale, per la buona riuscita dell’iniziativa, sarà senza dubbio la sinergia con le organizzazioni che si occupano di pesca, tanto che la Ecoalf ha incontrato vari leader dell’industria ungere degli accordi condivisibili da entrambe le parti in causa.
Tra le criticità riscontrate nello studio di fattibilità c’è tuttavia l’assenza di punti di raccolta dei rifiuti nei porti. «Un sistema integrale di gestione dei rifiuti deve quindi essere messo in essere in ogni porto», evidenzia Oñate.
Ma a fronte di qualche sforzo iniziale, sono molteplici i punti di forza del progetto come ad esempio il fatto che la produzione di fili di Pet a partire dai materiali riciclati, piuttosto che da materie prime non rinnovabili, produce il 20 % in meno di rifiuti in acqua, una riduzione del 50 % del consumo di energia e una riduzione del 60 % dell’inquinamento dell’aria durante il processo di produzione.
«Inoltre», conclude la responsabile del progetto, «se questi rifiuti a base di petrolio venissero rimossi dall’oceano, finirebbero in una discarica o in un inceneritore, causando emissioni nocive per l’ambiente o diventando rifiuti terrestri contaminati».