Con l’approfondimento di questa settimana, intendiamo dare voce a 15 studenti dell’Istituto M. Massimo di Roma dei Padri Gesuiti, coadiuvati da 20 professionisti e genitori volontari e da 69 ragazzi e 40 genitori del corso Making 3D Printers, che hanno raccolto “tempo” e fondi al fine di fornire a due ospedali africani un sistema completo per produrre protesi e pezzi di ricambio utilizzando rifiuti plastici (tappi di bottiglia, contenitori, etc.).
Un’esperienza unica che racchiude i temi della felicità pubblica: solidarietà, responsabilità sociale, sostenibilità ambientale, volontariato, innovazione, comunità, Terzo settore, crowdfunding.
Con i fondi raccolti tramite la piattaforma Eppela, quasi 25 mila euro, verrà acquistato, costruito e messo in opera in Africa un sistema completo composto da:
- una tritatrice che sbriciola la plastica;
- un estrusore che la fonde e crea un filo plastico;
- due computer e un archivio di oggetti 3D da stampare;
- un sistema di acquisizione 3D;
- una stampante 3D in grado di produrre oggetti anche di grandi dimensioni e due stampanti 3D di servizio;
- un set di ricambi e attrezzature;
- la documentazione e i tutorial.
I primi due ospedali individuati si trovano a Gulu (Uganda) e Kenge (Congo), luoghi nei quali servono protesi e ricambi introvabili sul posto o reperibili con tempi e costi spesso insostenibili.
Il Lacor Hospital di Gulu è il più grande ospedale non a scopo di lucro dell’Africa equatoriale: ogni anno cura circa 250.000 pazienti.
Nel centro Caritas di Kenge opera un unico medico curante, Chiara Castellani, per 150.000 abitanti in un territorio di 5.000 kmq.
Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), più di 20 milioni di persone nel mondo hanno bisogno di protesi e solo il 2% ne può avere una a causa dei costi proibitivi.
Il 60-80% del budget degli aiuti umanitari, inoltre, è assorbito dai costi di spedizione dei materiali nelle aree di intervento.
L’ Onu raccomanda quindi la produzione dei pezzi direttamente dove servono attraverso l’uso di stampanti 3D.
I vantaggi sono enormi:
- i costi delle protesi si riducono dagli attuali 300$ in Africa (che diventano 3.000$ in altre aree) a meno di 10$;
- gli ospedali non devono più aspettare mesi per avere ricambi: possono costruire da soli i pezzi necessari. All’ospedale di Lacor la rottura di un galleggiante in un bagno può essere un problema: attualmente 10 dei suoi 20 bagni per il pubblico sono chiusi per mancanza di ricambi. Il costo del trasporto dall’aeroporto all’ospedale equivale a 7 mesi di stipendio di una infermiera;
- si incentiva il riciclaggio della plastica, bonificando l’ambiente e creando nuove opportunità di lavoro.
Il team dei professionisti volontari che a titolo gratuito ha organizzato la campagna CROWD4AFRICA è composto da:
ing. Claudio Becchetti, Sergio Cavicchia.
Crowdfunding: prof. Marco Carli, ing. Giuliano Zorloni
Sviluppo Tecnologie: Fabio Topani, ing. Giuseppe Santangelo, ing. Fausto Poletto,
Graphic design-Eventi: prof. Fabrizio Olati
Associazioni di volontariato: dott. Gianpiero Guerrieri
Aziende e consulenza tecnologica: ing. Dante Dessena
Corso Making 3D Printers: prof.Federica Pascucci, Laura Passamonti, ing. Paolo De Gregorio, ing. Marco De Palma
Relazione con gli studenti: prof. Francesco Zito
Supervisione Medica: dott. Roberto Aufieri
Media: Renato Reggiani
Safety and Security: dr. Augusto Reggiani
Supervisione legale: avv. Giovanna De Maio