Per l’immaginario collettivo genio e follia sono sempre stati elementi caratteristici di persone estremamente creative, artisti con vezzi e manierismi al limite del patologico, tollerabili perché incredibilmente talentuosi e creatori di bellezza. Tuttavia, un recentissimo studio condotto dagli psicologi della De La Salle University filippina, pubblicato su “Personality and Individual Differences” riconosce vero questo luogo comune: gli artisti – pittori, scrittori, musicisti, fotografi e tutti i creatori di belle cose – hanno dei punti in comune che possono essere definiti come “tratti psicotici”.
Stando ai risultati ottenuti dal gruppo di ricerca diretto da Adrianne John Galang – e riportati da Huffington Post – le personalità artistiche sono dominate da un’audacia particolarissima, così trascinante da condurle ad assumere dei rischi incomprensibili per menti razionali.
E poi la disinibizione. Lo stesso studio spiega come queste persone non siano esattamente pudiche, fanno e dicono quel che devono fare e dire, quasi fossero possedute da ragioni autoimposte. Sicché sono anche spregiudicate e si infervorano facilmente, inutile provare a incasellarle dentro un qualche sistema di ragionevolezza. Fuggiranno con estrema nonchalance. Tanto più che tendono al narcisismo, che non è la spocchia intellettuale ma un atteggiamento di autoesaltazione di sé o, a seconda dei casi, di quel che hanno prodotto.
Le menti folli e geniali corrono anche il rischio di incappare nella disonestà – intesa come un’incredibile capacità di sdoppiarsi e adattarsi facilmente a questo rapporto a due – che sbigottisce gli altri ma non i possessori di questi tratti psicotici che invece trovano tutto estremamente normale. Una buona notizia: non sono pericolosi, non c’è nulla in loro che riconduca a tratti psicopatici, spesso non concepiscono nemmeno la crudeltà. Ma attenzione: gli artisti tendono ad ammalarsi se alle loro energie creative viene impedito di esprimersi; la loro terapia è dunque proprio l’arte.
Sono come sono, insomma. Dal momento che anche la scienza li scagiona, tolleriamoli e lasciamo che creino, si duplichino, si lodino. Di più: aiutiamoli lasciandoci contagiare, ammaliare, sorprendere.
In fondo lo dissero i Greci per primi e lo ribadì Dostoevskij più tardi: «La bellezza salverà il mondo».