Che fine ha fatto il Decreto legislativo sulla trasparenza, il cd. Freedom of Information Act italiano? I lettori di Felicità Pubblica ricorderanno dapprima la lunga attesa (leggi l’articolo), poi l’approvazione preliminare dello schema di decreto attuativo (leggi l’articolo), le successive indiscrezioni tutt’altro che rassicuranti sui contenuti e, infine, la nuova fase di consultazione per la messa a punto di alcuni aspetti determinanti. Il 17 maggio scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva il Decreto Legislativo contenente la riorganizzazione della disciplina nazionale in materia di trasparenza della pubblica amministrazione.
Finalmente anche l’Italia ha il suo Freedom of Infomation Act. Come in molti altri paesi del mondo la legge riconosce il diritto di accedere ai documenti in possesso della pubblica amministrazione senza dover dimostrare un interesse specifico. Di questo che si tratta: il cittadino può consultare gli atti amministrativi anche solo per conoscere quanto sta accadendo, per comprendere il funzionamento dell’amministrazione, per controllare che le regole siano rispettate. In precedenza, con la legge 241/1990, solo chi era in grado di dimostrare uno specifico interesse poteva accedere agli atti in possesso della PA mentre non erano considerate ammissibili le “istanze di accesso preordinate a un controllo generalizzato dell’operato delle pubbliche amministrazioni”.
Un passo importante di cui va dato atto a Governo e Parlamento. Ma non dobbiamo dimenticare il decisivo contributo di Foia4italy, la rete di associazioni (tra le altre Actionaid, Agorà Digitale, Antigone, Coalizione italiana libertà e diritti civili, Circolo giuristi telematici, Cittadinanzattiva e Cittadini reattivi) che ha seguito a passo a passo l’evoluzione del provvedimento legislativo.
Ci affidiamo a un loro commento (leggi notizia) per conoscere nel dettaglio i punti qualificanti del Decreto mentre alleghiamo il file con il testo integrale .
Con l’approvazione del Decreto trasparenza da parte del Consiglio dei Ministri l’accesso alle informazioni è riconosciuto come diritto di cittadinanza in linea con quanto avviene in oltre 90 Paesi al mondo.
Il primo Foia italiano è stato possibile anche grazie alle pressioni che Foia4Italy, la rete che riunisce oltre 30 organizzazioni della società civile, attua da due anni su Governo e Parlamento. La dimostrazione che l’unione di associazioni, attivisti ed esperti, fa la forza è l’adesione di oltre 88 mila cittadini alla nostra petizione per una legge evoluta sulla trasparenza.
Il testo pubblicato da diverse testate nelle ultime ore mostra che il contributo della società civile è stato determinante nel rendere il decreto un “vero FOIA”, risolvendo molte delle criticità presenti nella versione approvata in via preliminare lo scorso 20 gennaio. Valutiamo positivamente il recepimento di molti di quelli che abbiamo definito “punti irrinunciabili” per un vero FOIA:
1. l’eliminazione del “silenzio-diniego”, che sollevava le amministrazioni dall’obbligo di motivare il rifiuto all’accesso;
2. l’eliminazione dell’obbligo per i richiedenti di identificare “chiaramente” i documenti oggetto dell’istanza di accesso;
3. il riconoscimento della gratuità dell’accesso in formato elettronico e cartaceo, limitando il rimborso ai costi documentati per “riproduzione su supporti materiali”;
4. la previsione di rimedi stragiudiziali, gratuiti e veloci, per i casi di mancata o negativa risposta;
5. la previsione di linee guida operative che orienteranno le amministrazioni in un’omogenea e rigorosa applicazione delle nuove norme.
Non mancano tuttavia le criticità. Colpisce, in particolare, l’assenza di sanzioni chiare e rigorose per i casi di illegittimo diniego di accesso (che pure la legge delega della riforma Madia aveva previsto) e ci preoccupano l’eliminazione di alcuni obblighi di pubblicazione previsti dalla legge 33/2013 e la formulazione delle eccezioni ancora troppo generiche – come ad esempio nel caso degli “interessi pubblici inerenti la politica e la stabilità economica e finanziaria dello Stato” – che si prestano ad essere alibi per le amministrazioni che non hanno voglia di fare vera trasparenza.
Siamo però fiduciosi che, anche grazie alle linee guida di ANAC e al metodo di dialogo con la società civile inaugurato con questo decreto, nei prossimi sei mesi (e cioè prima della piena operatività della norma) questi profili potranno essere affrontati e risolti.
La nostra campagna, infatti, non è ancora terminata. Adesso comincia la fase più delicata, quella dell’attuazione, che – per essere efficace e proficua – dovrà vedere il rafforzamento del metodo di partecipazione e collaborazione avviato nella fase di scrittura del decreto. Siamo quindi sicuri che il Ministro Madia manterrà la promessa e ci convocherà per i prossimi passi:
1. Stesura delle linee operative ANAC.
2. Monitoraggio dell’applicazione della norma in modo da poter acquisire elementi che consentano, fin da subito, di migliorarla.
3. Favorire la comprensione dello strumento presso la cittadinanza e la pubblica amministrazione mediante una strategia di comunicazione efficace per rendere il FOIA operativo.
4. Avvio di un’attività di definizione di un processo partecipativo che sia da riferimento per tutti i decreti legislativi della riforma della PA. Ora anche gli italiani potranno disporre di uno strumento, anche se ancora migliorabile, fondamentale per monitorare l’operato della pubblica amministrazione, conoscere informazioni essenziali sulla loro comunità e contrastare malaffare e corruzione.