Un nuovo passo avanti verso la riduzione della plastica. Dopo l’addio ai sacchetti per la spesa, sostituiti da borse biodegradabili o, meglio ancora, da shopper di stoffa riutilizzabili, a partire dal 1° gennaio 2018 anche i sacchetti per alimenti sfusi diventeranno compostabili.
La decisione, frutto della norma UNI EN 13432, sembra piacere decisamente agli italiani che si dicono pronti alla novità. A rivelarlo è un rapporto di ricerca integrato ‘I sacchetti biodegradabili per il reparto ortofrutta’ realizzato da Ipsos Public Affairs e presentato nei giorni scorsi all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo da Nando Pagnoncelli e Luisa Vassanelli. Dalla ricerca è emersi che quasi 6 italiani su 10 sono pronti ad accogliere favorevolmente l’introduzione dei sacchetti in materiale biodegradabile e compostabile. In particolare la novità riguarda i sacchetti utilizzati a fini di igiene o per alimenti sfusi, utilizzati come imballaggio primario in gastronomia, macelleria, pescheria, ortofrutta e panetteria.
Dal report, realizzato attraverso 1.000 interviste Cawi (Computer-Assisted Web Interview) su un campione rappresentativo della popolazione italiana dai 18 ai 65 anni, emerge che il 66% degli italiani acquista la frutta e verdura al supermercato nonostante il canale preferito di acquisto sia il fruttivendolo (33%) e più dell’80% preferisce comprarla sfusa perché ritenuto più sano. I sacchetti per il confezionamento di frutta e verdura sono usati dall’80% degli italiani che fanno la spesa al supermercato.
Il 71% degli italiani ritiene che, rispetto al passato, vi sia un’attenzione maggiore anche al riciclo dei materiali, e infatti, in 10 anni, le dichiarazioni sulle abitudini di raccolta registrano forti incrementi percentuali (+45% per l’umido, +34% per le pile; +33% per i farmaci). Emerge forte l’esigenza di mettere fine a comportamenti che impattano sulla salute del Pianeta: infatti, rispetto all’attribuzione di responsabilità sulla creazione delle garbage trash, il 70% degli intervistati si auto-colpevolizza.
Gli italiani si dicono anche disposti a spendere di più per un prodotto che salvaguardi ambiente e occupazione; solo una quota residuale del campione (16%) non si trova d’accordo. A fronte di questa accresciuta consapevolezza, la direttiva europea relativa all’introduzione dei sacchetti per il primo imballo alimentare viene accolta con favore dal 58% degli italiani che la ritiene la naturale conclusione di un ciclo virtuoso iniziato nel 2011.
Sul tema del pagamento di tali sacchetti, il 71% ipotizza un esborso economico mentre circa un intervistato su tre (29%) si dichiara assolutamente contrario. In ogni caso, il 59% valuta il costo di 2 cent per sacchetto del tutto accettabile; mentre una minoranza (13%) si dichiara in disaccordo.
«Un dato emerge su tutti dalla ricerca», afferma Alessandro Ferlito, responsabile commerciale di Novamont, azienda chimica italiana attiva nel settore delle bioplastiche, «per il consumatore il sacchetto, sia esso per asporto merci che frutta/verdura oggi è, a tutti gli effetti, un servizio perché non esaurisce la sua funzionalità nel singolo gesto di trasporto e perché portatore di valori rispetto all’ambiente. Gli italiani sono pronti alla nuova direttiva ma chiedono più qualità e più informazione e la Gdo, che da sempre è sensibile a questa domanda, saprà certamente rendersene interprete».