Che il riposo aiutasse la memoria era una convinzione data per buona già diversi anni fa, peraltro confermata da tanti esperimenti. Oggi arriva un’ulteriore conferma da uno studio pubblicato su BBC Future: dormendo, o comunque permettendo al cervello di godere di una certa quiete, i dati memorizzati aumentano tra il 10 e il 30% nelle persone sane, ancora di più per chi ha subito dei danni neurologici come ad esempio un ictus.
Secondo lo studio è sufficiente un sonno breve, anche di 10 minuti, o addirittura rilassarsi in un ambiente buio senza dormire purché però non vi siano distrazioni come telefoni o altre apparecchiature. In queste condizioni il cervello si rilassa, si ricarica e memorizza i dati.
Questa ricerca è solo l’ultima delle tante. Infatti, già dagli inizi del Novecento lo provarono lo psicologo tedesco Georg Elias Muller e il suo allievo Alfons Pilzecker. Compresero già allora quanto il sonno fosse capace di rinvigorire la memoria e intuirono quanto però questo processo fosse suscettibile a interferenze di vario tipo.
Su queste ultime lavorarono nel 2000 due professori di due Università diverse, Sergio Della Sala, a Edimburgo, e Nelson Cowan, nel Missouri. Si concentrarono in particolare su un campione di persone che avevano subito danni neurologici, con l’intenzione di capire come potessero essere aiutati. Com’è prassi negli studi scientifici, misero in atto un esperimento: fecero leggere ai partecipanti liste composte da 15 parole. Poi li separarono in due gruppi: al primo fu assegnato il compito di fare dei test cognitivi, il secondo venne mandato in una stanza priva di luci e gli fu detto di riposare. Dopo 10 minuti, com’è ovvio, la verifica, e quindi capire chi dei due avesse memorizzato meglio la lista dei nomi. I risultati furono stupefacenti: quelli che avevano riposato triplicavano addirittura il numero di parole ricordate, arrivando molto vicini alle performance di chi non aveva subito danni neurologici.
Qualora questo non bastasse, ci fu un altro test e questa volta venne chiesto ai partecipanti di ascoltare una storia. Trascorsa un’ora, gli vennero poste domande specifiche. Quelli che non avevano riposato ricordavano appena il 7% di quanto narrato, gli altri fino al 79%. Insomma fu accertato che il riposo fosse in grado di aumentare il ricordo tra il 10 e il 30%.
Sappiamo come la mente e le sue potenzialità siano ancora in larga parte un mistero e in effetti nessuno è stato in grado di comprendere quale correlazione esista tra riposo e memoria. Ciò che però è emerso con chiarezza è che una volta che i ricordi vengono codificati, sia poi necessaria una fase di consolidamento affinché vengano memorizzati. Risulta pertanto che rilassandosi ippocampo (dove si assemblano i primi ricordi) e corteccia riescono a comunicare meglio. Insomma, tutto a beneficio delle connessioni neurali che funzionano meglio.
E certamente anche a beneficio della qualità della nostra vita.