A volte pensiamo che i processi di innovazione sociale debbano avere in sé qualcosa di complesso, di assolutamente inedito e invece scopriamo che l’innovazione consiste principalmente nel cambiare il proprio punto di vista, nell’osservare le cose della nostra quotidianità da un altro angolo di osservazione.
La conferma ci viene dal progetto Abito, di cui abbiamo dato notizia ieri (leggi l’articolo), splendido esempio di innovazione sociale maturato in Trentino e oggi in via di diffusione in altri contesti regionali. Merito di Community Building Solutions, una start up di innovazione sociale che con questa iniziativa nel 2014 è risultata una delle vincitrici del Bando Seed Money di Trentino Sviluppo Spa.
I tre promotori, Tania Giovannini, Francesco Gabbi e Francesco Minora, sono partiti dalla constatazione che oltre il 50% delle persone in Italia vive in condominio e le controversie che scaturiscono producono annualmente circa 200.000 cause che paralizzano il sistema giudiziario. E così, cambiando il proprio punto di vista, hanno saputo intuire che è possibile mettere a valore il capitale relazionale presente nelle grandi e nelle piccole aggregazioni abitative.
Per procedere in questa “rivoluzionaria” trasformazione bastano – si fa per dire – pochi ingredienti: un equilibrato mix di tecnologia e di condivisione; un approccio alla soluzione dei problemi che faccia prevalere la community building rispetto all’individualismo prevalente; una sana prospettiva orientata allo sviluppo urbano sostenibile e al welfare territoriale.
Guardate nel video di presentazione del progetto Abito come questi orientamenti si traducano in scelte concrete che migliorano la qualità della vita e danno senso al nostro stare insieme quotidiano.