Adiconsum: “votiamo con il portafoglio”

Chi si occupa di sostenibilità sociale, economica e ambientale conosce il potere e la responsabilità del consumatore nel mercato globale, laddove la produzione sembra ormai dipendere dal consumo e non viceversa. Come affermano Stefano Zamagni e Luigino Bruni (L’Economia civile, Il Mulino 2015) potenzialmente “il consumatore avrebbe la capacità, inviando messaggi alla produzione, di indurre quest’ultima a tener conto dei valori in cui crede. Spendendo i miei soldi in un modo piuttosto che nell’altro, mando un segnale ben preciso a chi produce e gli comunico non solo quello che mi piacerebbe che lui producesse ma anche il modo in cui desidererei che il suo prodotto venisse ottenuto. Tanto è vero che se il consumatore viene a sapere che le scarpe da ginnastica (il riferimento è al famoso caso Nike) o un altro prodotto sono stati ottenuti in modo che egli giudica eticamente inaccettabile scatta la sanzione economica, nella forma del boicottaggio e della pubblica denuncia”.  

Per paradosso anche la crisi economica ha finito per stimolare nuove forme di consumo consapevole, critico, responsabile. Come ha più volte ricordato l’economista Leonardo Becchetti, ciascuno di noi ha ormai la possibilità di “votare con il portafoglio” e così premiare le imprese nelle quali riconosce un percorso etico, uno sforzo autentico di produrre e commercializzare rispettando la natura e le persone. Del resto già si comporta così chi sceglie i prodotti del commercio equo e solidale, accettando di pagare il giusto prezzo per remunerare materie prime e lavoro; come pure chi sceglie la finanza etica, limitando gli investimenti soltanto ad alcuni settori economici ritenuti “compatibili” e a imprese responsabili. “La grande novità di questa epoca – proseguono Zamagni e Bruni – è dunque l’emergenza di una figura nuova, quella del consumatore civilmente responsabile”.

Per questi motivi possiamo rallegrarci che un’associazione di consumatori decida di intraprendere un cammino, certamente non privo di ostacoli, per affermare in positivo il ruolo dei consumatori. Si tratta di dichiarare con convinzione che “il mercato siamo noi” e, quindi, di assumere la responsabilità di iniziare “a votare con il portafoglio”, “privilegiando quelle aziende che sono coerenti eticamente nei loro comportamenti verso la filiera a monte, lungo la catena di creazione del valore, verso gli stakeholders, verso i consumatori finali”.

Stiamo parlando dell’Adiconsum (Associazione Difesa Consumatori e Ambiente) che recentemente ha lanciato il progetto “White List. Le aziende che ritengono di praticare comportamenti responsabili in materia di sostenibilità sociale, economica e ambientale potranno volontariamente rispondere a una serie di quesiti su tali tematiche e ottenere, automaticamente, una prima valutazione. Successivamente un organismo di esperti prenderà in esame ulteriore documentazione fornita dall’azienda e suggerirà eventuali percorsi di miglioramento sui singoli aspetti della sostenibilità. Questo meccanismo, che si avvale dell’applicazione web “Thela”, predisposta dalla Software House Cleviria, consentirà di formare un elenco di aziende virtuose, la cosiddetta White List, per orientare i comportamenti dei consumatori, per stabilire un dialogo tra consumo e produzione, per “premiare” quelle imprese che investono risorse per costruire una filiera “trasparente, tracciata e certificata”. I primi risultati di questa interessante sperimentazione sono attesi per la metà dell’anno in corso.

Per conoscere nel dettaglio “White List” proponiamo di seguito l’Abstract del progetto e una prima serie di quesiti dedicati alle aziende per verificare il proprio livello di impegno in materia di sostenibilità sociale, economica e ambientale.

ABSTRACT DEL PROGETTO WHITE LIST

La crisi economica, oltre a ridurre i consumi, ha fatto acquisire una nuova consapevolezza rispetto al valore del prodotto, non legato quindi solo e soltanto a comportamenti indotti da fattori economici, culturali, sociali, pubblicitari, inducendo ad un consumo consapevole e responsabile.

Una serie di ricerche condotte da istituti demoscopici (Ipsos, Nielsen) ci confermano che già oggi i comportamenti di consumo, in una percentuale di circa il 33%, sono orientati in tal senso privilegiando quei prodotti nei quali è riconoscibile anche un “percorso etico”.

Non si spiegherebbe altrimenti come, nonostante la crisi, alcuni prodotti di nicchia e con un prezzo più alto rispetto ad altri similari abbiano avuto un’impennata in termini percentuali.

La crisi ha anche dimostrato che un diverso modello di sviluppo deve riequilibrare domanda ed offerta, oggi sbilanciato sull’offerta, ponendo al centro il consumatore come soggetto protagonista nelle scelte.

Secondo il principio, per dirla con uno slogan, che “il mercato siamo noi”, con il consumatore che quotidianamente con le sue scelte di acquisto, “votando con il portafoglio”, orienta il mercato, privilegiando quelle aziende che sono coerenti “eticamente” nei loro comportamenti verso la filiera a monte, lungo la catena di creazione del valore, verso gli stakeholders, verso i consumatori finali.

Un diverso modello di sviluppo nel quale acquisiscono centralità:

  • le politiche legate alla sostenibilità declinata sul versante non soltanto ambientale, ma anche sui versanti della sostenibilità economica e sociale;
  • le politiche di filiera, la loro trasparenza, tracciabilità e certificazione;
  • la valorizzazione più del processo di prodotto che del prodotto in sé.

In questo contesto che ruolo devono assumere e giocare moderne associazioni di consumatori?

Un’Associazione come Adiconsum, rispetto al panorama consumeristico nel quale prevalgono vecchi comportamenti di denuncia e contrapposizione, da anni privilegia percorsi

  • partecipativi,
  • di protagonismo “dal basso” delle parti sociali convinta della centralità della società civile; protagonismo che riduce il potere dei poteri forti,
  • di costruzione di tutele ex ante collettive e non soltanto ex post individuali,
  • premiali piuttosto che soltanto sanzionatori.

In questo contesto si radica il “PROGETTO WHITE LIST”, best practice promossa da Adiconsum, implementata dal Centro Studi Consumi 2.0 attraverso il portale “White List” per mezzo dell’applicazione web “Thela” di Cleviria al fine di

  • educare ed orientare verso comportamenti di consumo consapevoli e responsabili,
  • dare evidenza, “premiare” quelle aziende e quei settori che investono sui temi della sostenibilità ambientale, economica e sociale lungo l’intera filiera trasparente, tracciata e certificata,
  • orientare i comportamenti d’acquisto,
  • riconnettere il mondo della produzione con il mondo del consumo, oggi distanti, attraverso un circolo virtuoso di fiducia e condivisione.

Le aziende che intendono aderire al portale “White List” dovranno rispondere ad alcune domande per ogni filone della sostenibilità di filiera, con la possibilità di produrre volontariamente documentazione su quanto dichiarato.

Attraverso il portale “White List” le aziende potranno registrarsi automaticamente all’applicazione web “Thela”, all’interno della quale troveranno un questionario da compilare. A seguito dell’inserimento delle proprie risposte, ogni azienda avrà un punteggio automatico per ogni filone della sostenibilità e complessivo, attraverso smiles di colore verde, giallo o rosso.

Il Centro Studi Consumi 2.0 ed il Comitato Scientifico, composto da accademici e personalità indipendenti, esaminerà l’eventuale documentazione aggiuntiva prodotta dalle aziende, inviando ad ogni azienda, sulla base dei dati inseriti nell’applicazione web “Thela”, sia il punteggio automatico che aggiuntivo sulla base della eventuale documentazione volontaria, sia le proposte di miglioramento sui singoli filoni della sostenibilità.

LE DOMANDE DELLA SOSTENIBILITÀ SOCIALE, ECONOMIA E AMBIENTALE

Il progetto White List, promosso da Adiconsum (Associazione di difesa dei consumatori e dell’ambiente) ed implementato dal Centro Studi Consumi 2.0 per mezzo dell’applicazione web “Thela” di Cleviria, ha come obiettivo quello di premiare le aziende che “mettono in atto” politiche ed iniziative concrete che privilegiano la sostenibilità sociale, economica e ambientale.

Adiconsum, invece di appoggiare vecchi comportamenti di denuncia e contrapposizione, da anni privilegia il principio secondo cui “Il Mercato Siamo Noi”, di conseguenza il consumatore “Votando con il portafoglio” può orientare il mercato privilegiando quelle aziende che hanno una coerenza etica nei loro comportamenti verso la filiera a monte, lungo la catena di creazione di valore, verso gli stakeholders, verso i consumatori finali.

Le aziende che intendono aderire al portale “White List” dovranno rispondere ad una serie di domande per ogni filone della sostenibilità, ovvero la sostenibilità sociale, economica e ambientale, con la possibilità di produrre volontariamente documentazione su quanto dichiarato. Attraverso il portale “White List” le aziende potranno registrarsi automaticamente all’applicazione web “Thela”, all’interno della quale troveranno il questionario da compilare.

A seguito dell’inserimento delle proprie risposte ogni azienda riceverà una valutazione automatica e relativo rating.

Il Centro Studi Consumi 2.0 ed il suo Comitato Scientifico, composto da accademici e personalità indipendenti, visualizzerà i risultati di ogni azienda attraverso l’applicazione web “Thela” e deciderà, sulla base dei dati inseriti, l’immissione nella “White List”.

 

SOSTENIBILITA’ SOCIALE

Quando parliamo di Sostenibilità Sociale, facciamo riferimento alla capacità di garantire condizioni di benessere umano (sicurezza, salute, istruzione) che siano distribuite equamente a prescindere e dal livello di classe sociale o dalla tipologia di genere.

Inoltre quando parliamo di sostenibilità sociale indichiamo la capacità dei soggetti istituzionali e non, presenti in un determinato territorio, di avviare progetti di tutela e sviluppo in maniera sinergica e condividendone gli obiettivi.

Pensando alla dimensione così come brevemente descritta mi saprebbe indicare:

1)

  • L’azienda ha rapporti con le comunità locali?
  • L’azienda mette in atto politiche aziendali che permettano al personale di partecipare alle attività solidaristiche e di volontariato che vengono svolte all’interno della comunità locale?
  • L’azienda mette in atto politiche aziendali che incoraggiano la formazione periodica del proprio personale a prescindere dal ruolo ricoperto?

2)

  • L’azienda ritiene importante redigere il bilancio sociale/di sostenibilità/altri similari?
  • L’azienda fa donazioni a favore di organizzazioni benefiche che operano nel territorio?
  • L’azienda mette in atto politiche aziendali che valorizzano il welfare locale?

3)

  • L’azienda ritiene importante, all’interno della sua catena di fornitura, che vengano messe in atto politiche aziendali che incoraggiano la formazione periodica del personale?
  • L’azienda fa rispettare e/o prevede, con i suoi disciplinari all’interno della catena di fornitura, condizioni eque e non discriminanti dal punto di vista normativo ed economico?
  • Se sì come?

 SOSTENIBILITA’ ECONOMICA

Quando parliamo di sostenibilità economica facciamo riferimento alla capacità di un sistema economico di generare una crescita duratura degli indicatori economici, generando reddito e lavoro per il sostentamento delle popolazioni, valorizzando la specificità dei prodotti e dei servizi territoriali.

Pensando alla dimensione così come brevemente descritta mi saprebbe indicare:

1)

  • Quale è il valore economico direttamente generato dalla sua attività?
  • Dove ha sede legale l’azienda?
  • L’azienda attua politiche di valorizzazione dei prodotti e dei servizi territoriali?

2)

  • Quale è il rapporto percentuale, sia per gli uomini che per le donne, tra lo stipendio standard dei ruoli base e lo stipendio standard dei ruoli apicali, esclusi gli organi sociali?
  • L’azienda ha accordi economici collettivi di partecipazione agli utili, di incrementi di produttività, di miglioramento della qualità?
  • Se sì quali?
  • L’azienda attua politiche tendenti a ridurre le differenze di genere?
  • In che percentuale le persone che lavorano per la sua azienda sono residenti nello stesso luogo dove si svolge l’attività lavorativa?

3)

  • In che percentuale la spesa per la fornitura delle sue materie prime si concentra sui fornitori locali?
  • L’azienda ritiene importante, all’interno della sua catena di fornitura, ricevere informazioni rispetto alle tipologie contrattuali e rispetto alle politiche sulle pari opportunità?
  • Se sì come?
  • Quale è il rapporto percentuale tra il costo di produzione all’origine, lungo la filiera, alla vendita?

 

SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE

Quando parliamo di dimensione ambientale della sostenibilità ci riferiamo alla capacità delle aziende di mantenere intatto nel tempo l’ambiente in cui operano, garantendone la tutela ed il rinnovamento delle risorse. Gli indicatori ambientali fanno riferimento sia agli input (ad esempio, materie prime, energia, acqua) che agli output (ad esempio, emissioni, scarichi, rifiuti); e infine si fa riferimento al rispetto di norme e regolamenti in materia ambientale.

Pensando alla dimensione così come brevemente descritta mi saprebbe indicare:

1)

  • La sua azienda mette in atto azioni di monitoraggio delle quantità di Co2 che viene immessa nell’aria durante le varie fasi del suo processo produttivo?
  • La sua azienda attua politiche di differenziazione e smaltimento dei rifiuti?
  • La sua azienda utilizza materie prime provenienti da materiale riciclato?
  • La sua azienda rendiconta i risparmi ottenuti in termini di inquinamento?
  • La sua azienda attua politiche di efficienza e risparmio energetici?

2)

  • L’azienda attua politiche informative nei confronti delle comunità locali sull’impatto ambientale che hanno i suoi processi di produzione?
  • La sua azienda partecipa a progetti locali di salvaguardia e valorizzazione delle risorse ambientali presenti sul territorio?
  • La sua azienda monitora gli sprechi di risorse, per ridurli, durante tutte le fasi del processo produttivo?
  • L’azienda raccoglie e fornisce dati, anche sotto forma di stime, sui prelievi di acqua necessari per le sue attività?

3)

  • L’azienda ritiene importante, all’interno della sua catena di fornitura, valutare gli impatti sulle risorse ambientali delle zone da cui provengono le sue materie prime?
  • L’azienda ritiene importante, all’interno della sua catena di fornitura, promuovere politiche di efficienza e risparmio energetici?
  • Se sì, con quali strumenti ed azioni?
Published by
Valerio Roberto Cavallucci