Oggi, 6 febbraio, ricorre la Giornata Mondiale per l’eliminazione delle mutilazioni genitali, che rappresentano una grave violazione del diritto fondamentale alla salute e all’integrità fisica delle donne e delle bambine. In tutto il Pianeta, secondo i dati Unicef 2016, si calcola che almeno duecento milioni di donne e ragazze abbiano subito le mutilazioni genitali femminili e di questo passo corrono il pericolo di subire queste pratiche 63 milioni di ragazze da ora al 2050. Di queste, circa la metà vive in soli tre Paesi: Indonesia, Egitto ed Etiopia. Inoltre, sebbene negli ultimi trent’anni circa ci sia stato una calo della rilevanza delle mutilazioni genitali femminili e siano diverse le legislazioni nazionali che le proibiscono, in alcuni Paesi purtroppo è una pratica ancora molto diffusa.
Proprio in virtù di ciò ActionAid ha lanciato il progetto “After”, della durata di due anni, che prevede percorsi di empowerment per le donne e di informazione ed educazione per le loro comunità, affinché rifiutino tale prassi secolare.
After è finanziato dal Programma Diritti, Uguaglianza e Cittadinanza dell’Unione Europea ed è attivo in 5 Stati membri della UE: Italia, Spagna, Belgio, Svezia e Irlanda.
Obiettivo del progetto, dunque, è quello di fronteggiare le mutilazioni genitali femminili tra le comunità di migranti originarie di Paesi dove vengono culturalmente praticate e di accrescere la consapevolezza tra i politici e le istituzioni del rischio noto e trovare soluzioni per prevenirlo.
Come ha spiegato la responsabile programmi di ActionAid Italia, Beatrice Costa: «Con questo progetto intendiamo sensibilizzare un più ampio pubblico in Europa sull’esistenza di un problema che spesso è percepito come lontano. Le parole chiave per contrastarlo sono servizi, informazione e prevenzione. Oltre al lavoro a diretto contatto con le comunità, insieme con i nostri partner svolgeremo attività di campagna rivolte alle istituzioni, con raccomandazioni per migliorare gli interventi di contrasto al fenomeno».