Soprattutto negli ultimi giorni dell’anno, l’Agenzia delle Entrate intensifica i controlli. Ecco i conti correnti a rischio
Negli ultimi anni, la vigilanza fiscale in Italia ha intensificato l’attenzione nei confronti delle operazioni bancarie, rendendole uno strumento cruciale di controllo per la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate. Questa crescente sorveglianza si traduce in un aumento dei controlli sui conti correnti, che possono riguardare non solo quelli intestati direttamente ai contribuenti, ma anche quelli intestati a terzi, come familiari o società, se ritenuti riconducibili all’attività economica del contribuente stesso.
Le operazioni bancarie effettuate dai contribuenti sono ora esaminate in modo scrupoloso. Quando emergono movimenti sospetti o incoerenti rispetto ai redditi dichiarati, il rischio di incorrere in accertamenti fiscali aumenta notevolmente. Questo è particolarmente vero per coloro che non sono in grado di giustificare adeguatamente i propri movimenti bancari, con il rischio di un accertamento induttivo puro.
I contribuenti che presentano anomalie nelle loro dichiarazioni fiscali sono i principali bersagli delle indagini della Guardia di Finanza. Movimenti bancari che sembrano sospetti o non giustificati vengono attentamente scrutinati, creando un clima di crescente preoccupazione tra i contribuenti. È importante sottolineare che anche i conti correnti intestati a terzi possono attirare l’attenzione delle autorità fiscali, qualora si ritenesse che il contribuente ne abbia il controllo effettivo.
Se un contribuente non risponde agli inviti dell’Ufficio fiscale per chiarire le operazioni effettuate, l’Amministrazione può avviare un accertamento induttivo puro, una procedura che entra in gioco quando l’amministrazione fiscale non riesce a raccogliere prove dirette riguardo ai redditi di un contribuente. In questi casi, si fa riferimento a presunzioni basate sui movimenti bancari. Ad esempio, le somme movimentate sui conti correnti possono essere interpretate come proventi da attività economiche non dichiarate, come vendite o prestazioni professionali.
Un aspetto cruciale di questo tipo di accertamento è il cambiamento dell’onere della prova. Se un contribuente non risponde agli inviti dell’ufficio, la responsabilità di dimostrare che le somme depositate sui conti non sono legate a redditi imponibili ricade sul contribuente stesso. Questo significa che il contribuente deve fornire prove dettagliate e analitiche per dimostrare la legittimità delle operazioni bancarie.
Una recente sentenza della Corte di Cassazione (ordinanza n. 7360/2024) ha ulteriormente chiarito questo punto, stabilendo che in caso di accertamento induttivo puro, se il contribuente non risponde agli inviti dell’Agenzia delle Entrate, l’onere della prova ricade su di lui. Questo rappresenta un cambio significativo nel panorama delle verifiche fiscali, poiché rafforza il potere dell’Amministrazione fiscale.
Questa situazione evidenzia l’importanza di una risposta tempestiva e adeguata da parte dei contribuenti. Ignorare gli inviti dell’Agenzia delle Entrate non solo può portare a un accertamento induttivo puro, ma può anche rendere estremamente difficile per il contribuente difendere la propria posizione. L’assenza di una comunicazione chiara con le autorità fiscali può tradursi in pesanti sanzioni e oneri fiscali non previsti.
Per evitare di trovarsi nel mirino della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate, è fondamentale che i contribuenti mantengano una documentazione chiara e trasparente riguardo a tutte le operazioni bancarie effettuate. Questo vale in particolare per i conti correnti intestati a terzi, che potrebbero essere considerati riconducibili all’attività del contribuente. È importante conservare documenti giustificativi come contratti, fatture e ricevute, in modo da poter fornire una giustificazione adeguata in caso di controlli.