I bambini italiani sono sempre più poveri. E’ questo il dato che emerge dall’ottava edizione del Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC) in Italia, alla cui redazione hanno contribuito124 operatori delle 90 associazioni del Gruppo CRC che lavorano per i minori. Il documento, nato allo scopo di tracciare annualmente un punto della situazione sul benessere fisico, psicologico, economico e sociale dei bambini che vivono in Italia, fotografa quest’anno soprattutto un peggioramento delle condizioni minorili, in termini di povertà, rispetto agli anni passati.
Dall’analisi dei dati, infatti, emerge che in Italia 1 bambino su 7 nasce e cresce in condizioni di povertà assoluta e questo è un fenomeno in continua crescita. Se nel 2012 i minori in condizioni di povertà assoluta erano 1.058.000 (10,3% della popolazione di riferimento), nel 2013 avevano raggiunto quota 1.434.000 (13,8%). Sempre nel 2013, erano 10 milioni e 48 mila gli individui poveri, il 16,6% dell’intera popolazione e 3.230.000 (il 12.6%) il numero delle famiglie dichiarate povere in base all’indice di povertà relativa. Secondo il rapporto, poi, il disagio economico è più diffuso se all’interno della famiglia è presente un numero crescente di figli minorenni. In effetti nel 2012 l’incidenza di povertà era pari al 20,1% tra le coppie con due figli e al 28,5% tra quelle che avevano almeno tre bambini, mentre l’anno successivo era salita rispettivamente al 23,1% e al 34,3%. Il fenomeno, ancora una volta, è particolarmente evidente al Sud, dove la metà delle famiglie, con tre o più figli minori, viene dichiarata povera.
Il quadro peggiora ulteriormente se si analizzano i dati relativi alla povertà assoluta. Nel 2013, in Italia, 2.028.000 famiglie (il 7,9%) risultavano in condizione di povertà assoluta, per un totale di 6.020.000 individui (il 9,9% dell’intera popolazione; era l’8% nel 2012). Anche per questo indice si conferma una maggiore incidenza per le famiglie più ampie, soprattutto se con minori, pari al 22,1% se i componenti sono almeno cinque, e al 21,3% per le coppie con tre o più figli. In particolare, 842.833 famiglie con almeno un minore (il 12,5%) risultavano in condizione di povertà assoluta, per un totale di 1.434.000 minori in povertà assoluta (il 13,8%). Anche qui la metà di queste famiglie (420.205) risiede nel Mezzogiorno. Se si confrontano inoltre i dati sui minori in povertà assoluta degli ultimi tre anni, si nota come si è passati al Nord dal 4,7% del 2011 al 10,2% del 2013, al Centro dal 4,7% all’11,2% e al Sud dal 10,9% al 19,1%. Tra i 41 paesi più ricchi, ad esempio, l’Italia occupa il 33° posto e ha visto aumentare il tasso di povertà minorile di 5,7 punti percentuali dal 2008 (24,7%) al 2012 (30,4%).
Tra i dati messi in luce dal Rapporto anche che: 1 minore su 20 assiste a violenza domestica; 1 su 100 è vittima di maltrattamenti; 1 su 20 vive in aree inquinate e a rischio di mortalità; 1 su 50 soffre di una condizione che comporterà una disabilità significativa all’età dell’ingresso nella scuola primaria; 1 su 500 vive in strutture di accoglienza. Più di 8 bambini su 10, inoltre, non possono usufruire di servizi socio-educativi nei primi tre anni di vita e 1 su 10 nell’età compresa tra i 3 e i 5 anni. Stando ai numeri contenuti nel Rapporto, poi, nel 2013 in Italia sono andati all’asilo solo 218.412 bambini, pari al 13,5% della popolazione sotto i tre anni, che peggiora nelle regioni del sud, che si collocano sotto la media nazionale, come la Sicilia 5,6%; la Puglia 4,4%; la Campania 2,7% e la Calabria 2,1%.
Il rapporto dedica, infine, tra i diversi temi, anche un capitolo ai minori stranieri non accompagnati, tema di grande attualità considerati i numerosi sbarchi di questo periodo, rilevando la necessità di mettere subito a regime il nuovo sistema di accoglienza. Dal primo gennaio al 31 marzo 2015 sono sbarcati in Italia 10.165 migranti, di cui 902 minori (289 accompagnati e 613 non accompagnati). Nel 2014, 26.122 minori hanno raggiunto le coste italiane e di questi 13.026 sono risultati essere non accompagnati, ovvero un numero pari a due volte e mezzo quello registrato nel 2013.
«Ci sono bambini che fin dalla nascita soffrono di carenze che ne compromettono lo sviluppo fisico, mentale scolastico, relazionale – sottolinea Arianna Saulini, coordinatrice del Gruppo CRC -. Per questo chiediamo che il prossimo Piano Nazionale Infanzia dedichi speciale attenzione ai primi anni di vita del bambino, che vengano realizzate politiche adeguate per superare il divario territoriale nell’offerta educativa e di costruire un qualificato sistema integrato per l’infanzia e l’adolescenza, impegnando adeguati e stabili investimenti finanziari e introducendo un meccanismo permanente di monitoraggio della spesa».
Il Rapporto vuole essere infatti anche un pungolo per spingere le istituzioni locali e nazionali ad adoperarsi di più e meglio per la tutela dei minori. «Il Gruppo CRC continua a sollecitare le istituzioni affinché pongano nuovamente al centro della propria agenda politica e della programmazione i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza – si legge nel documento -. Si avverte infatti chiaramente la mancanza di una regia in grado di coordinare e mettere a sistema i vari interventi per le politiche per l’infanzia e l’adolescenza, ma soprattutto si avverte l’urgenza di ripensare un sistema organico di politiche, con una visione di lungo periodo che superi le misure emergenziali, e che sia supportato da congrue azioni e risorse».