Il 2017 è stato per l’Italia l’anno in cui si sono verificate meno piogge dal 1800 e la siccità ha messo a dura prova il nostro territorio. Lo rileva il Cnr – Consiglio nazionale delle ricerche – che riferisce come le precipitazioni siano state carenti sul nostro territorio valutando il 30% di piogge in meno rispetto alla media del periodo di riferimento 1971/2000.
Infatti, a partire dal mese di dicembre del 2016 (l’anno meteorologico va da dicembre a novembre) si sono susseguiti mesi molto secchi e senza piogge fatta eccezione per gennaio, settembre e novembre. Tutti gli altri mesi hanno fatto registrare una piovosità con un deficit di oltre il 30% come media, arrivando però a superare un meno 50% in ben sei mesi dell’anno.
Sono questi i dati che hanno portato a definire il 2017 come l’anno più secco dal 1800 a oggi; il record negativo spettava in precedenza all’anno 1945 poiché anche allora ci furono 9 mesi con piovosità molto scarsa ma che raggiunse una media nell’anno di -29%.
Nel 2017 la stagione più secca è stata l’estate, con un -61% di precipitazioni piovose, ma la primavera è stata quasi altrettanto carente con un meno 48%.
L’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima – ISAC – del Cnr, che ha certificato i dati, ha indicato anche come il 2017 si sia classificato al quarto posto dal 1800 a oggi come anno più caldo, con una temperatura più alta dell’1,3% sulla media.
Va detto che c’è una correlazione tra le alte temperature e la carenza di precipitazioni piovose: si sono create condizioni meteorologiche che hanno provocato una continuità di alte pressioni sul Mediterraneo e le perturbazioni sono passate a nord della corona delle Alpi. Il caldo inoltre ha accentuato l’evaporazione con conseguente perdita di acqua dai bacini, dai laghi e dai fiumi creando un’ulteriore condizione di siccità.
Secondo i dati di Coldiretti, la siccità ha causato oltre 2 miliardi di danni sul nostro territorio, colpendo in particolare le produzioni di vino, olio e miele.
Ci sono stati anche moltissimi problemi legati agli incendi che, su territori aridi, si sono propagati con velocità allarmante ma per domarli si sono avute carenze di acqua: per esempio il bacino del lago di Bracciano si è trovato sotto di quasi 2 metri rispetto allo zero idrometrico correndo il pericolo di completo prosciugamento.
Il cambiamento climatico diventa quindi molto tangibile e appare evidente che è necessario fare davvero qualcosa per ridurre l’inquinamento ma anche per preservare al meglio le nostre risorse idriche e geologiche.