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Allergia ai farmaci: sbagliato sottovalutarle, ecco cosa raccomandano gli allergologi

Molto spesso, in caso di improvvisi scoppi di allergia, tendiamo – senza alcun riscontro medico – ad attribuire la colpa agli acari della polvere, al polline o a determinati cibi; in alcuni casi può essere vero, ma potrebbe trattarsi anche di allergia ai farmaci. È un problema che si tende a non prendere in seria considerazione, eppure le ricadute negative sulla salute sono spesso pesanti tanto da riguardare, secondo le ultime stime, dal 2 all’8% della popolazione europea.

Va aggiunto che ogni anno si contano circa 2.000 decessi a causa di reazioni anafilattiche, secondo gli ultimi dati diffusi dalla Siaaic (Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica). I ricoveri in ospedale a causa di reazioni avverse ai medicinali riguardano tra il 10 e il 15% del totale dei pazienti ospedalieri e in un caso su cinque si arriva a una diagnosi di vera e propria allergia ai farmaci, a uno dei tanti principi attivi.

Il presidente Siaaic Giorgio Walter Canonica fa chiarezza sull’argomento e spiega quali sono i farmaci che hanno avuto maggiore riscontro in questo senso. Si tratta di quelli più comunemente utilizzati e probabilmente anche per questo più facilmente individuabili, quindi parliamo soprattutto degli antibiotici e degli antinfiammatori non steroidei (di cui fanno parte il noto acido acetilsalicilico e l’ibuprofene).

Gli antibiotici, solitamente, danno luogo a una vera e propria reazione anafilattica, mentre gli antinfiammatori generano una risposta simile a quella degli antibiotici ma solitamente meno grave e comunque soggetta a un’assunzione massiccia. Anche i vari gastroprotettori possono causare allergie ma è importante precisare qualcosa che forse non tutti sanno: è possibile diventare allergici all’improvviso, anche dopo anni di assunzione di un medicinale che non ha mai causato particolari problemi. Di conseguenza, gli allergologi consigliano di non sottovalutare mai il problema e là dove ci si imbatta in una reazione non comune dopo l’assunzione di una pastiglia, sia bene indagare e non limitarsi ad eliminare il farmaco tout court.

Qualche segnale che può aiutarci a pensare esiste, per esempio un prurito insolito alle mani o ai piedi o una tosse stizzosa, oppure ancora un’improvvisa variazione del timbro vocale. In questi casi è bene parlarne con un medico e non fare di testa propria, magari smettendo la terapia. Facilmente deducibile il perché: senza una diagnosi certa di allergia non faremmo altro che peggiorare la situazione. L’invito, ripetuto a gran voce, è sempre quello di mantenere vivo il rapporto con il proprio medico che certamente saprà indicarci la strada giusta da seguire.

Ma, nello specifico, come si fa a scoprire se si è allergici a questo o quel farmaco?

Per quanto riguarda gli antinfiammatori ci si sottopone a un test di provocazione che può essere effettuato in day hospital, dunque senza ricovero: il paziente viene seguito e gli vengono somministrate dose graduali osservando mano a mano la comparsa di eventuali sintomi. Non si informa il paziente su cosa precisamente si sta somministrando – c’è il rischio evidente di un effetto placebo – per cui questi non viene condizionato psicologicamente.

Per quanto attiene gli antibiotici o comunque quei farmaci che tendono a provocare reazioni anafilattiche, si procede a un test cutaneo o prick test, lavorando sulla cute in modo da esporla all’allergene. Ma se anche dovesse venire riscontrata un’allergia rispetto a un determinato farmaco non c’è da allarmarsi in caso di allergia ai farmaci, ne esistono moltissimi ed è quindi possibile che un medicinale appartenente alla stessa classe non risulti dannoso per la salute.

 

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Redazione