Una web radio che dentro contiene un mondo fatto di integrazione, partecipazione, cultura e occasioni per giovani talenti. È Alta frequenza – la radio che accorcia le distanze, nata da un’idea di Caterina Pisto, coordinatrice del progetto e di Mosaico di solidarietà onlus, una realtà che opera da 20 anni nel bolognese per fare dell’inclusione sociale una normale prassi.
Le voci di Alta frequenza sono quelle dei ragazzi migranti, delle seconde generazioni e dei giovani italiani. Voci che si raccontano, si interrogano, domandano e rispondono, si confrontano senza fastidiose sovrapposizioni, esprimono talento e voglia di mettersi in gioco.
È il nome stesso della web radio a spiegare il progetto, là dove “Alta frequenza” prende spunto dal concetto di lunghezza d’onda e di frequenza, per l’appunto, e del fatto di come le due cose siano correlate. Vale a dire: maggiore è la frequenza, minore la lunghezza d’onda, sicché più onde vengono generate più breve ne risulta la distanza fra loro. Infatti, dicono dalla web radio: «La nostra idea è di diventare uno strumento per l’avvicinamento e la riduzione delle distanze. Saremo onde virtuose contro l’esclusione sociale di profughi e richiedenti asilo».
Alla radio lavorano circa 20 ragazzi, di cui 10 in modo continuativo e tutti tra i 17 e i 25 anni. I giovani migranti provengono perlopiù dall’Africa Centrale: Mali, Gambia, Senegal, Sierra Leone. Però non mancano anche alcuni pakistani e marocchini. Proprio dal Marocco proviene il 22enne Brahim, arrivato a Bologna quando aveva 7 anni insieme a madre e sorella per ricongiungersi al padre. La sua è una storia bellissima e di sé dice: «Sono uno dei giovani di “nuova generazione”, non mi piace l’espressione “seconda generazione”. Mi piace sfruttare tutte le occasioni che mi si presentano e grazie a questo progetto ho incontrato persone dolcissime che mi hanno insegnato tanto. Ho fatto qualche intervista, ma mi occupo soprattutto della parte tecnica. Facevo il rapper, avevo imparato a creare beat musicali e sono rimasto in quell’ambito».
Caterina Pisto racconta i primi passi e la riuscita di un desiderio fortemente cullato e infine realizzato: «Siamo partiti con un momento di formazione per gli aspetti tecnici, redazionali e di comunicazione e poi abbiamo cominciato la programmazione: interviste, approfondimenti, spesso dedicati a eventi della città».
I ragazzi si riuniscono 2 volte alla settimana e sono loro a proporre argomenti e spunti di riflessione di cui si parlerà nella puntata successiva, in onda in streaming su Spreaker, una piattaforma di ascolto libera e gratuita. Tutti, nell’ambito della web radio, raccontano di essere felici, di aver imparato molto e, soprattutto, sottolineano il lato umano della faccenda che si traduce nella bellezza di aver incontrato tante persone, relazionato positivamente con culture diverse, sentendosi parte di un’unica famiglia umana.
Pierluigi Stefani, presidente di Arc-en-ciel onlus – che ha permesso al progetto di decollare – , dice qualcosa che merita una certa attenzione e su cui val la pena riflettere: «Credo che il punto forte di questo progetto sia l’idea di lavorare “con” i ragazzi migranti, non “per” i ragazzi migranti. Vogliamo sottolineare l’aspetto di reciprocità e meticciato, dove tutti hanno qualcosa da insegnare e qualcosa da imparare».