Ho frequentato a lungo Palermo per motivi di lavoro e, dopo aver letto il bel testo di Camilla Isotti (leggi qui l’articolo), non ho resistito alla tentazione di aggiungere una tappa al suo affascinante itinerario: Palazzo Branciforte.
Ancora pochi, palermitani o turisti, conoscono i misteri e le bellezze che custodisce; un motivo in più per dedicare qualche ora del viaggio a questa scoperta.
Ma iniziamo con ordine. Palazzo Branciforte si trova nel pieno centro storico della città, a due passi da La Cala, l’antico porto di Palermo. Il nucleo originario è della fine del Cinquecento ma nel XVII secolo vi ha trovato dimora la famiglia di Nicolò Placido Branciforte Lanza conte di Raccuja.
All’inizio dell’Ottocento i Branciforte concedono l’intero edificio al Senato Palermitano per la nuova sede del Monte della Pietà per la Pignorazione per custodire la grande quantità di pegni prodotta dalla difficile situazione economica. Un monte dei pegni per il prestito “di seteria e biancheria e successivamente di oggetti di rame e di bronzo. In omaggio alla Patrona della città, la filiale venne devotamente denominata Monte di Santa Rosalia anche se alla maggioranza dei palermitani rimase familiarmente nota sotto il nome di panni vecchi”.
Durante la Rivoluzione nel gennaio del 1848 il palazzo fu bombardato e nel corso dei lavori di restauro non furono ricostruiti i solai crollati, “unificando in altezza gli ambienti della seconda e della terza elevazione dell’edificio”. Per questo motivo vennero realizzate “scaffalature lignee a tutta altezza con scale e palchetti che creano un insieme di fascinosi ambienti che oggi, in perfetto stato di conservazione, spogli di ogni sorta di materiale, sono universalmente riconosciuti un raro esempio ancora esistente di composizione architettonica lignea”.
Alla fine degli anni ʼ20 il Monte di Santa Rosalia è stato assorbito dalla Cassa Centrale di Risparmio “Vittorio Emanuele” per le province siciliane e il palazzo ha continuato a ospitare l’attività di credito su pegno di non preziosi fino all’inizio degli anni ’80.
Il 30 dicembre 2005 Palazzo Branciforte è stato acquisito dalla Fondazione Banco di Sicilia. Nel 2007 è iniziato un impegnativo lavoro di restauro affidato all’architetto Gae Aulenti – uno degli ultimi della sua lunga attività professionale – che si è concluso nel 2012 con la riapertura al pubblico come nuovo e importante polo culturale.
Oggi Palazzo Branciforte, gestito da Civita Sicilia, ospita la Collezione archeologica della Fondazione Banco di Sicilia, una grande Biblioteca di circa 50 mila volumi – con sezioni dedicate alla storia della Sicilia, alla storia dell’arte, alla numismatica e all’archeologia-, l’Auditorium Branciforte – sala per conferenze e congressi -, la Città del Gusto di Palermo – Scuola di cucina e di management della ristorazione curata dal Gambero Rosso – e il raffinato Ristorante Palazzo Branciforte.
Ciascuno di questi spazi merita una visita attenta e riserva inaspettate suggestioni, a partire dalle originali modalità espositive dei reperti archeologici, per proseguire con la straordinaria collezione di monete siciliane di età medievale e moderna, con le prime emissioni di francobolli del Regno delle Due Sicilie, con la collezione di Pupi siciliani della famiglia Cuticchio, con l’esposizione di maioliche e ceramiche, per terminare con le meravigliose sculture ottocentesche e novecentesche – in larga parte bronzee – appartenenti alla Fondazione. A tutto questo si aggiungono le mostre e le esposizioni temporanee a volta a volta ospitate nel palazzo.
Tuttavia, senza nulla togliere a ciascuna di queste meraviglie, la vera magia di palazzo Branciforte consiste negli ambienti che ospitano le testimonianze del Monte di Santa Rosalia. Altissime scaffalature in legno, collegate da scale, palchetti e ballatoi, occupano le pareti delle sale lasciando il visitatore senza parole. All’improvviso si entra in una vera e propria cattedrale gotica e lo sguardo, istintivamente, viene attratto dall’alta falda lignea del tetto. In questi spazi dalla luce soffusa si respirano ancora il dolore e la speranza di chi per secoli ha portato in questo luogo i propri beni, con la morte nel cuore, ma anche con la fiducia di tornare presto a riprendere il proprio piccolo tesoro. Siamo abituati alla bellezza delle architetture lignee come nel caso dei cori delle chiese settecentesche o dei soffitti e delle pareti rinascimentali; eppure la leggerezza e la solennità di queste scaffalature destinate a conservare poveri panni vecchi aiuta a comprendere quanto la semplicità possa essere ricca di pensieri e suggestioni. E forse non è un caso incontrare una testimonianza così alta in Sicilia, terra di profondissimi contrasti, dove splendore, ricchezza e povertà sono sempre vissuti fianco a fianco, come sembra ricordare la storia di Palazzo Branciforte.
Consigliamo, inoltre, di dedicare qualche minuto alla visita dell’Auditorium. Non capita spesso di segnalare la bellezza di una sala per conferenze e convegni. Eppure in questo luogo “respirano” la sapienza, l’equilibrio e il fascino dell’opera di Gae Aulenti. Le forme e i materiali, nel loro estremo rigore formale, forniscono al luogo chiamato a ospitare la discussione pubblica una sacralità che consiglia di usare parole misurate, con la necessaria consapevolezza.
Un ultimo suggerimento. Non abbiate fretta, per assaporare Palazzo Branciforte ci vuole tempo, ma sarete ripagati in abbondanza.