Sappiamo molto bene quanto la piaga del caporalato in Italia sia diffusa, ragion per cui tutti quei progetti tesi a contrastarla rivestono un’importanza fondamentale, in quanto esempio ripetibile e prova che – attraverso l’impegno di tutti – possa essere un problema risolvibile.
A questo scopo è nato il progetto “Aranciamoci”, ad opera dell’associazione Greenland che a Rosarno, provincia di Reggio Calabria, e luogo in cui il caporalato ha nel tempo dominato in maniera pressoché incontrastata, offre opportunità di lavoro, compensi economici dignitosi, formazione e momenti di divertimento per i tanti ragazzi che vivono nella tendopoli del paese. Accanto a tutto questo, un altro obiettivo: lavorare e risanare i campi in stato di abbandono e permettere che tornino ad essere terreni coltivabili.
Un’iniziativa quella di Aranciamoci, che propone di “adottare a distanza” una pianta di agrumi (arance, mandarini e limoni) al prezzo di 90 euro per un anno. In cambio viene inviato un certificato di “adozione” insieme a una foto dell’albero; successivamente, la stessa persona che avrà aderito all’iniziativa riceverà 60 chilogrammi di agrumi, potendo scegliere tra un unico prodotto o tra frutta di vario genere.
Diecimila piante per 20 ettari coltivati danno circa 10.000 piante, assolutamente prive di trattamenti chimici dannosi per la salute. Ma il progetto non si arresta qui perché prosegue con l’acquisizione di terreni in comodato d’uso abbandonati oppure appartenenti a proprietari che non possono occuparsene a cui lavorano 4 lavoratori extracomunitari a tempo pieno e per tutto l’anno e circa 50 stagionali. Braccia strappate ai caporali.
I guadagni di Aranciamoci saranno usati per affrontare le spese di assistenza medica e per l’organizzazione di corsi di scolarizzazione e avviamento al lavoro di chi al momento risiede nel campo profughi di San Ferdinando.
Un’iniziativa che nel suo complesso traduce in realtà diversi obiettivi, tra cui il primo è quello di fare dell’accoglienza degli extracomunitari una vera e propria risorsa e, insieme agli italiani, unire le forze per contrastare il caporalato. Di non trascurabile importanza è anche l’opportunità che il progetto offre a una zona con un enorme potenziale agricolo purtroppo troppo spesso in mano alle mafie locali.