Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha ufficialmente firmato il provvedimento con cui vengono individuati i primi 70 Isa – Indici sintetici di affidabilità – che, a partire dal 2018 con retroattività all’anno 2017, sostituiranno i famigerati studi di settore, atti a verificare la congruità del contribuente.
Per ora questi 70 Isa riguarderanno una platea di 1,4 milioni di contribuenti, mentre a regime ne coinvolgeranno 4 milioni.
Questi Isa, dunque, che cosa valutano e come funzionano?
A differenza degli studi di settore che valutavano la congruità di quanto dichiarato e che spesso erano rigidi e non attuabili, gli Isa sono destinati a cambiare il rapporto tra Fisco e contribuente. Saranno infatti delle vere e proprie pagelle che attribuiranno dei voti di affidabilità da 1 a 10. I giudizi verranno elaborati da un software che prende come riferimento una serie di indici e il voto finale esprimerà l’affidabilità fiscale del contribuente e della sua azienda. Chi otterrà il massimo dei voti riceverà come premio un regime fiscale favorevole non ancora reso noto. Se invece l’Agenzia delle Entrate riscontrasse elementi anomali (per esempio consistenza delle rimanenze finali e discrepanze con le rimanenze iniziali dell’anno successivo, reddito per addetto, durata delle scorte), il voto scenderà e per il contribuente potranno scattare le verifiche. Pertanto ci saranno comportamenti “virtuosi” e “non virtuosi”. Un’altra novità riguarda il periodo di monitoraggio del contribuente, che non sarà di un solo anno ma cadrà su un arco temporale più lungo (si ipotizzano 8 anni).
Eccome come sono suddivisi i primi 70 Isa:
In percentuale, coloro che potrebbero accedere ai benefici fiscali in base agli Isa saranno per il 12% gli intermediari del commercio, il 10% gli avvocati, il 9% gli installatori di impianti, il 7% i ristoranti e il 5% i parrucchieri.
Non possiamo che augurare che gli Isa siano calibrati meglio degli studi di settore e che aprano effettivamente le porte dell’Agenzia delle Entrate ai contribuenti con dialoghi aperti e costruttivi per una fidelizzazione fiscale che combatta davvero l’evasione.