Non capita spesso di imbattersi nel confronto tra arte e corruzione, due temi apparentemente così lontani tra loro. Eppure, in modo provocatorio, questa “opposizione” è stata fatta propria dall’Associazione Casa Testori che ha voluto dedicare al tema “arte CONTRO la corruzione” un ciclo di iniziative.
“arte CONTRO la corruzione” è il filo conduttore del progetto che Casa Testori, ha lanciato per l’autunno 2016 in collaborazione con il Teatro Franco Parenti e con il sostegno della società di investimento indipendente Whysol Investments, specializzata nei settori delle infrastrutture strategiche e delle tecnologie innovative. “L’obiettivo è quello di mobilitare la sensibilità di tanti artisti su un tema che tocca in profondità la vita del nostro Paese e ne condiziona in modo a volte drammatico le possibilità di sviluppo. Gli artisti sono chiamati a dialogare e confrontarsi con chi in questi anni è stato in prima linea nella lotta alla corruzione. Si tratta quindi di un confronto inedito che ha come obiettivo quello di allargare la sensibilità comune su questo tema e di mobilitare più attenzione e un livello più alto di consapevolezza diffusa”.
Il primo incontro si è tenuto il 19 settembre al Teatro Franco Parenti di Milano con la partecipazione di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione, di Michelangelo Pistoletto, artista, e dell’attore Enrico Bertolino. Padrone di casa Carlo Maria Pinardi, presidente di Casa Testori.
“Ci sono tantissime persone che fanno il loro dovere tutti i giorni, solo che fa meno notizia – ha sostenuto Cantone -. Il dato preoccupante è la percezione che gli italiani hanno di vivere in un Paese corrotto, spesso questa percezione non è legata a esperienze personali, ma è indice di una sfiducia nel sistema”. D’altra parte la stessa coerenza dello Stato “viene messa da parte davanti a guadagni consistenti”, citando l’esempio del gioco d’azzardo e, in particolare, la legalizzazione del Poker per la costruzione di casette per il terremoto dell’Aquila, per un totale di 8 miliardi di euro. “La deregulation – spiega- non è la soluzione all’eccesso di burocrazia. La sburocratizzazione va fatta per bene, altrimenti si rischia di ottenere l’effetto opposto. Bisogna individuare i sistemi di regole intelligenti, e fare in modo che la gente se ne interessi”.
Michelangelo Pistoletto ha sostenuto provocatoriamente che la corruzione si avvale degli “stessi meccanismi dell’arte”, in particolar modo di quello della “creazione”, specificando che “il concetto di arte è molto vicino a quello di libertà”, ma che proprio per questo richiede una maggior “responsabilità”. In Giappone, ha ricordato, “è vietato dare e ricevere mance. Io penso che tutti siamo tanto positivi quanti negativi. Il segreto è trovare il giusto equilibrio”.
Inoltre Pistoletto ha sottolineato che «l’onestà non è figlia di regole o di precetti ma di una meraviglia rispetto alla natura e alla vita. Il denaro ha senso solo se è uno strumento, altrimenti se ne diventa prigionieri, e la corruzione diventa una conseguenza da questa dipendenza. Per questo il miglior modo per combattere la corruzione è quello di difendere il principio che sta alla base del non profit. È il non profit che ci salva dall’essere schiavi del denaro».
Il prossimo incontro è previsto il 17 ottobre con Francesco Greco, don Luigi Ciotti e altri ospiti, sempre presso il Teatro Franco Parenti.
Di seguito la presentazione del progetto “arte CONTRO la corruzione” e informazioni sulla figura di Giovanni Testori e sull’attività dell’Associazione a lui dedicata, tratte dal portale www.casatestori.it
Il progetto “arte CONTRO la corruzione”
Il progetto si sviluppa su due linee portanti. La prima linea del progetto prevede una serie di incontri, che inizieranno il 19 settembre e che avranno luogo al Teatro Franco Parenti di Milano, che è partner del progetto, in cui artisti di oggi – di varie discipline espressive, comprese lo spettacolo – si confronteranno con alcuni dei protagonisti della lotta alla corruzione. Confronti inediti, finalizzati non solo a segnare l’immaginario collettivo ma anche a innescare percorsi creativi, nella consapevolezza dell’urgenza che anche il mondo dell’arte ha di affrontare questo nodo delicatissimo della vita collettiva.
«arte CONTRO la corruzione – spiega Carlo Maria Pinardi – è un’iniziativa originale e, confidiamo, coinvolgente e leggera. Casa Testori lancia questo progetto nel campo artistico che gli è proprio, con lo scopo di sensibilizzare soprattutto i giovani sull’importanza del tema». La seconda linea prevede l’allestimento di una mostra a Casa Testori, programmata per il prossimo autunno-inverno, in cui sarà l’arte stessa a scoprirsi in qualche modo “corrotta”. In modo creativo e utilizzando varie forme di espressione artistica, verranno documentati episodi di “scandalo”, che non diminuiscono affatto la grandezza degli artisti coinvolti, bensì pongono diversi interrogativi. La mostra presenterà diverse tipologie di “trasgressione” di un limite condiviso (omicidio, violenza fisica, legame con il potere, pedofilia, sperpero di denaro, uso di droghe, apologia della guerra ecc.). Il titolo prende spunto dalla frase, “Ho sbagliato tutto”, pronunciata da un Ezra Pound chiamato a render conto del suo sostegno ai regimi totalitari. Il progetto è stato messo a punto da un comitato scientifico composto da: Giovanni Agosti, Alessandro Banfi, Stefano Boeri, Giovanni Frangi, Giuseppe Frangi, Francesco Greco, Emilio Isgrò, Donato Masciandaro, Carlo Maria Pinardi e Andrée Ruth Shammah.
La figura di Giovanni Testori
Scrittore, drammaturgo, pittore, critico d’arte, poeta, regista, attore: difficile definire in una parola Giovanni Testori, uno dei più importanti intellettuali italiani del Novecento. Nato a Novate Milanese il 12 maggio 1923 già a 17 anni collaborava ad alcune riviste del GUF con articoli di critica d’arte. Dal 1952 diviene allievo prediletto di Roberto Longhi e pubblica celebri scritti sull’arte del Cinque-Sei-Settecento lombardo-piemontese. Del 1954 è la sua prima opera di narrativa: Il dio di Roserio. Seguirà poi il ciclo de “I Segreti di Milano” e il primo esordio come drammaturgo al Piccolo Teatro di Milano, con La Maria Brasca nel 1960. Gli anni Sessanta sono segnati dal sodalizio con Luchino Visconti e Testori raggiunge la notorietà presso il grande pubblico. Con Franco Parenti, a partire dal 1972, porta in scena la “Trilogia degli Scarrozzanti”, dando vita, con Andrèe Ruth Shammah al Salone Pier Lombardo. Nel 1977, la morte della madre dà inizio a una nuova fase della vita dello scrittore, segnata dal monologo Conversazione con la morte e dalla collaborazione con il Teatro dell’Arca di Forlì. Gli anni Ottanta sono invece nel segno di Franco Branciaroli e del Teatro degli Incamminati, da lui fondato con Emanuele Banterle. Erano gli anni in cui si andava intensificando la sua attività di critico militante, rivolta a molti giovani talenti che devono a lui la notorietà. Dalla metà degli anni Settanta, Testori aveva preso il posto di Pasolini come commentatore in prima pagina del “Corriere” e dal 1978 diviene responsabile della pagina artistica. Dopo tre anni di malattia, Testori muore il 16 marzo 1993, quando oltre 800 articoli si erano andati ad affiancare ai suoi celebri drammi, romanzi e studi critici.
Casa Testori
Casa Testori Associazione Culturale nasce per rendere la casa un luogo vivo, organizzando eventi che oltre a far luce sulla straordinaria personalità di Giovanni Testori, mettono in risalto la ineguagliabile poesia della casa in cui l’artista visse. Casa Testori oggi è presieduta da Carlo Maria Pinardi. Casa Testori a Novate Milanese si affaccia sui binari delle Ferrovie Nord al fianco della fabbrica di famiglia. Non ha un giardino davanti che la isoli dal mondo: l’entrata dà direttamente sulla strada. La casa natale di Giovanni Testori ha una porta aperta sulla città. Sobria e rigorosa come si conviene ad una casa di piccoli industriali lombardi nei primi del ’900, Casa Testori, ha un guizzo di fantasia nel salone e nella veranda edificati negli anni ’30. Le oltre 20 stanze divise su due piani e collegate da un scalone centrale sono comprese tra una cantina dalle volte a botte in mattoni rossi e un suggestivo solaio. Il giardino è sul retro, con la grande magnolia, le sue rose e la sua apertura – meno poetica ma più pratica e lombarda – verso la fabbrica Testori. Non “Villa” Testori, dunque, ma Casa Testori.