Assassinato Pasolini, un mistero della storia italiana

«Abbiamo perso un poeta, e di poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono solo tre o quattro dentro un secolo. Quando sarà finito questo secolo Pasolini sarà tra i pochissimi che conteranno come poeta»

(Alberto Moravia, commentando l’assassinio di Pier Paolo Pasolini)

2 novembre 1975 – Muore assassinato Pier Paolo Pasolini, scrittore, poeta e regista, considerato, a livello internazionale, uno dei maggiori intellettuali italiani del XX secolo.

Sono le prime ore delle notte di una domenica, quando una pattuglia di carabinieri che si trova ad Ostia, ferma un’auto che procede contromano guidata da Pino Pelosi. Poche ore dopo, vicino l’idroscalo ostiense, viene rinvenuto il corpo senza vita, martoriato, di Pier Paolo Pasolini. Immediatamente viene accusato Pelosi con movente a sfondo sessuale. In realtà gli investigatori non prestano attenzione ad elementi di una certa importanza che dimostrano – grazie anche alla testimonianza di Oriana Fallaci, intima amica dell’artista – nessuna attinenza con ragioni sessuali e, soprattutto, la presenza al momento del delitto di più persone.

Solo nel 2005 Pino Pelosi confesserà di non essere stato lui l’assassino ma di aver taciuto per paura di ritorsioni sulla sua famiglia; così, la Procura di Roma riapre il caso ma non ci sono nuove prove e così esso viene archiviato. Ad oggi non sappiamo ancora i nomi degli esecutori e dei mandanti del delitto, quello che non ci è nuovo è però che fosse un uomo scomodo per molti soprattutto perché le sue opere e le dichiarazioni denunciavano una società italiana profondamente corrotta sulla quale i mass media esercitavano un controllo sistematico delle masse.

Pasolini trascorre l’infanzia in Friuli, poi si trasferisce a Bologna, dove inizia le sue frequentazioni letterarie e culturali. Nel 1945 fonda L’Academiuta di lenga furlana per promuovere l’utilizzo del dialetto nella letteratura. Nel 1955 pubblica Ragazzi di vita: il libro, che tratta il tema della prostituzione omosessuale maschile, viene accusato di oscenità. Nello stesso anno fonda la rivista letteraria Officina e nel frattempo inizia a lavorare nel cinema. Nel ’57 collabora con Fellini per “Le notti di Cabiria” e dal ’61 si cimenta come regista cinematografico con l’opera “Accattone”. Durante gli anni ’60, fino alla morte, prosegue il suo lavoro di regista, girando film decisivi per la storia del cinema italiano, come “Mamma Roma”, “Uccellacci e uccellini” o “Il Vangelo secondo Matteo“.

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Redazione