Natale è festa pagana ma da tempo, per molti, è diventata festa cristiana. Negli ultimi anni, però, al Natale del solstizio d’inverno e al Natale della nascita di Gesù si è sovrapposto il Natale consumistico, una festa “importante” ma priva di senso.
In redazione avevamo due possibili scelte: continuare anche in questi giorni a trattare i nostri temi consueti, limitandoci al più a inserire qualche piccolo riferimento grafico alle festività, oppure “prendere sul serio” il Natale e dedicare attenzione a questa ricorrenza, cercando di andare oltre la ritualità.
Abbiamo optato per questa seconda scelta. Siamo andati alla ricerca di qualche riflessione “fuori dal coro” e senza riferimento all’attualità, che ci aiutasse a capire il senso più profondo del Natale. Come vedrete, da laici, abbiamo chiesto aiuto a “uomini e donne di fede”. Con loro faremo un breve cammino che ci porterà al 25 dicembre. Buona lettura.
Dietrich Bonhoeffer, Voglio vivere questi giorni con voi
Avvento significa saper attendere
Festeggiare l’Avvento significa saper attendere: attendere è un’arte che il nostro tempo impaziente ha dimenticato. Esso vuole staccare il frutto maturo non appena germoglia; ma gli occhi ingordi vengono soltanto illusi, perché un frutto apparentemente così prezioso è dentro ancora verde, e mani prive di rispetto gettano via senza gratitudine ciò che li ha delusi. Chi non conosce la beatitudine acerba dell’attendere, cioè il mancare di qualcosa nella speranza, non potrà mai gustare la benedizione intera dell’adempimento.
Chi non conosce la necessità di lottare con le domande più profonde della vita, della sua vita e nell’attesa non tiene aperti gli occhi con desiderio finché la verità non gli si rivela, costui non può figurarsi nulla della magnificenza di questo momento in cui risplenderà la chiarezza; e chi vuole ambire all’amicizia e all’amore di altro, senza attendere che la sua anima si apra all’altra fino ad averne accesso, a costui rimarrà eternamente nascosta la profonda benedizione di una vita che si svolge tra due anime.
Nel mondo dobbiamo attendere le cose più grandi, più profonde, più delicate, e questo non avviene in modo tempestoso, ma secondo la legge divina della germinazione, della crescita e dello sviluppo.
Dietrich Bonhoeffer , Lettere dal carcere
Da un punto di vista cristiano, non può essere un problema particolare trascorrere un Natale nella cella di una prigione. Molti in questo carcere celebreranno probabilmente un Natale più ricco di significato e più autentico di quanto non avvenga dove di questa festa non si conserva altro che il nome. Un prigioniero capisce meglio di chiunque altro che miseria, sofferenza, povertà, solitudine, mancanza di aiuto e colpa hanno agli occhi di Dio un significato completamente diverso che nel giudizio degli uomini; che Dio si volge proprio verso coloro da cui gli uomini sono soliti distogliersi; che Cristo nacque in una stalla perchè non aveva trovato posto nell’albergo; tutto questo per un prigioniero è veramente un lieto annuncio. Credendo questo, sa di essere inserito nella comunità dei cristiani che supera qualsiasi limite spaziale e temporale e LE MURA DELLA PRIGIONE PERDONO LA LORO IMPORTANZA.
Dietrich Bonhoeffer , Un figlio
Si parla
della nascita di un bambino,
non del gesto rivoluzionario
di un uomo d’azione,
non dell’audace scoperta
di un saggio,
non della pia opera
di un santo.
Trascende ogni comprensione:
la nascita di un bambino
provocherà
la grande conversione di ogni cosa,
porterà a tutta l’umanità
salvezza e liberazione.
Dietrich Bonhoeffer , Dato da Dio
Come per umiliare
i più grandiosi sforzi umani
e le più mirabolanti imprese umane,
un bimbo viene posto al centro della
della storia umana.
Un bimbo nato da donna,
un figlio dato da Dio.
Questo è il mistero
della liberazione del mondo:
tutto il passato e tutto il futuro
vi sono ricompresi.