Nel nostro Paese non si arrestano le differenze salariali tra donne e uomini, al contrario negli anni della crisi sono cresciute dell’1,4%. A rilevarlo sono i dati Eurostat secondo cui la disparità di retribuzione dal 2007 al 2014 è peggiorata in 5 Paesi ossia: Portogallo, Lettonia, Bulgaria, Spagna e Italia, dove è passata dal 5,1 al 6,5%.
I dati evidenziano che in Italia sussiste ancora la difficoltà di accedere al mercato del lavoro, in particolare per le madri. A differenza di quanto avviene in Danimarca dove lavora l’81,5% delle donne con 3 figli, circa il doppio delle mamme italiane con tre bambini, che sono soltanto il 41,9%.
Nello specifico, in Italia ha un lavoro il 56,7% delle donne che hanno un figlio. Si tratta di una percentuale che risulta essere ben più bassa delle lavoratrici con tre figli non solo in Danimarca ma anche in Slovenia (79%), in Svezia (78,1%) e in altri 11 Stati dell’Unione europea.
Inoltre, dai dati risulta che il trend della povertà assoluta tra le donne nel corso della crisi è coerente con quello rilevato nel resto della popolazione. Nel 2015, infatti, viveva in povertà assoluta il 3,5% delle donne, percentuale molto simile a quella di tutti i residenti in Italia (3,3%). Una cifra che nel 2009 era aumentata al 4%, sia per le donne che per l’intera popolazione. Nel triennio successivo per le donne si arriva fino al 5,8%, per poi valicare il 7% nel 2013, livello su cui si attesta anche attualmente. Infine, ad aggravare ulteriormente la situazione è la mancanza di politiche per la promozione del lavoro femminile e del diritto alla maternità.