Recentemente abbiamo dato notizia (leggi l’articolo) della ricerca Auser che sarebbe stata presentata a Roma, dal titolo “Domiciliarità e Residenzialità per l’invecchiamento attivo”. Si tratta di un documento dai contenuti molto importanti, con dati che scattano la fotografia di un’Italia che mostra segni di debolezza nei confronti dell’assistenza agli anziani. Un discorso che contempla servizi, risorse e carenza di posti letto nelle strutture di accoglienza, in relazione alla profonda fase di cambiamento demografico alla quale stiamo andando incontro.
Anzitutto dalla ricerca emerge una prima schiacciante disparità tra Nord e Sud del Paese, questione aggravata dal taglio dei fondi ai servizi socio assistenziali che ha aumentato un divario già di per sé importante. Tutta l’Italia, ad ogni modo, è secondo la ricerca Auser, un modello di domiciliarità e residenzialità che mostra forti limiti di inadeguatezza, con le famiglie che assistono gli anziani sempre più in difficoltà e, quel che è peggio, lasciate sole.
I dati effettivamente sono molto chiari: alla domiciliarità ricorrono circa 2,5 milioni di anziani, mentre entro le oltre 12.000 strutture presenti su tutto il territorio nazionale trovano assistenza solo 278.000 persone, con l’aggravante costituita dalla riduzione dei posti letto che – sempre nel periodo compreso tra il 2009 e il 2013 – ha subito una riduzione superiore al 23%.
Altro aspetto molto negativo riguarda la copertura dei servizi e degli interventi per gli anziani non autosufficienti: per la prima volta nella storia del Paese diminuiscono le persone aventi diritto all’accesso ai servizi di assistenza domiciliare e diminuiscono del 9,1% (tra il 2009 e il 2013) gli anziani nei presidi residenziali. Questa riduzione tanto prepotente coincide ovviamente con un numero sempre più ridotto di persone che possono contare sulle indennità di accompagnamento. Il rapporto Auser è, purtroppo, tutto incentrato sul segno “meno”. Meno fondi statali, minore spesa per i Servizi Sociali da parte di Comuni e Regioni, ossia del 7,9% rispetto al passato. Dati, questi, che fanno coerentemente precipitare anche l’occupazione nei presidi (meno 4,1%), con il volontariato che guadagna terreno, arrivando a toccare il 28,1%.
La ricerca Auser che, ripetiamo, prende in considerazione il periodo compreso tra il 2009 e il 2013, spiega come nel tempo l’insieme di tutti questi processi negativi abbiano costretto le famiglie a dare fondo a tutti i risparmi, fino, in molti casi, a indebitarsi per fornire assistenza al proprio caro non autosufficiente.
Naturalmente il documento Auser propone soluzioni, proposte concrete mirate ad affrontare una situazione francamente divenuta insostenibile. In primo luogo sarebbe opportuno istituire il fondo unico per la non autosufficienza, poi assegnare risorse adeguate e durature nel tempi agli enti territoriali, e, ancora, adeguare il patrimonio immobiliare degli anziani in modo tale che possano vivere nella propria casa il più a lungo possibile.
Ma non solo questo, perché sarebbe sensato, secondo Auser, riconoscere professionalmente il lavoro di quelle che comunemente chiamiamo “badanti”, andando a istituire un apposito “registro degli assistenti familiari” in modo da rendere più agevole la ricerca di personale qualificato e combattere il lavoro in nero. C’è da intervenire anche sulla residenzialità e in sostanza serve allargare l’offerta occupazionale nei presidi per anziani, migliorandone la qualità e limitando i comportamenti criminosi di cui le cronache spesso raccontano.
Il presidente Auser, Enzo Costa, a proposito del documento ha dichiarato: «Abbiamo promosso questa ricerca per valutare in che misura il sistema italiano di assistenza agli anziani è in grado di far fronte ai mutamenti in corso e a quelli futuri. Lo scenario demografico che abbiamo di fronte non lascia spazio ai tentennamenti. L’Italia è già il Paese più vecchio d’Europa con il 21,4% degli italiani over 65, e il progredire del livello di longevità, impone a tutti, soprattutto alle istituzioni, ma anche a noi attori sociali, una risposta perché sta crescendo in modo esponenziale la domanda di assistenza». Un’analisi lucida e impeccabile quella del presidente Auser che aggiunge: «Ci attende un lavoro enorme, senza perdere un minuto, per questo con la ricerca avanziamo anche un pacchetto di proposte chiare e concrete. L’orizzonte a cui guarda la nostra associazione è quello della promozione di una cultura dell’invecchiamento attivo come prevenzione della non autosufficienza e a un diverso modello di residenzialità nel territorio, aperto, solidale, inclusivo».