In una Siria già devastata dalla guerra, dalla fame e dalla miseria mancavano giusto i gas tossici ad aggravare le proporzioni di una strage che ieri ha provocato quasi 60 morti, di cui 11 bambini (sono numeri tuttavia ancora incerti), e centinaia di feriti. Bombe chimiche sono state lanciate ieri sulla città di Khan Cheikhoun intorno alle 7 di mattina.
I “Caschi bianchi”, ossia i volontari deputati al soccorso dei civili, hanno parlato di oltre 200 persone da loro aiutate con problemi respiratori di varia gravità. Hanno riferito quanto visto, l’agonia di persone innocenti alle quali viene tolta l’aria sostituita dal gas mortifero. Molte testate giornalistiche hanno scelto di riportare video o immagini che stanno facendo il giro del mondo, noi scegliamo di non mostrarle per il loro contenuto agghiacciante e preferiamo riferirvi le notizie che conosciamo.
I Caschi bianchi sono per fortuna riusciti a limitare i danni, in mezzo al comprensibile panico della gente, impossibile da dominare in circostanze del genere. Resta comunque il fatto che ieri si è consumato un dramma terribile e che ora, dopo la condanna della Comunità internazionale, ci si aspetta una reazione decisa a partire dalle Nazioni Unite.
Bisognerà intanto accertare senza possibilità di equivoco che quanto accaduto ieri sia stato di fatto un attacco chimico, fatto questo che si inserirebbe a pieno titolo in un crimine di guerra. Non a caso, la Commissione di inchiesta dell’Onu sui diritti umani in Siria ha intanto dato il via alle indagini, lasciando detto che «l’uso di armi chimiche come gli attacchi deliberati contro strutture mediche equivale a crimini di guerra e a gravi violazioni del diritto umanitario internazionale». Oggi, alle 16 (ora italiana) è fissato un incontro di emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite chiesto da Francia e Gran Bretagna.
Orbita insicurezza intorno a chi abbia effettuato il raid, se l’aviazione di Bashar al-Assad o un intervento comandato dal Governo di Damasco.