Nel Villaggio di Piquiá de Baixo, in Brasile, gli abitanti del posto hanno fatto causa agli stabilimenti delle multinazionali del ferro e dell’acciaio e hanno vinto.
Il tribunale ha infatti stabilito che i cittadini dovranno ricevere un risarcimento per danni morali pari a 10.000 dollari.
Era da circa trent’anni che gli abitanti subivano i miasmi degli impianti di carbone, ferro e acciaio, costretti a convivere all’interno delle proprie cose con le polveri delle industrie.
L’odissea era cominciata nel 1987, quando le multinazionali della “Vale” diedero il via alla lavorazione della ghisa e progressivamente ad altri materiali pesanti, proprio vicino le case.
La crescita economica stimolò ulteriormente la domanda sul mercato di ferro e acciaio, con relativo impoverimento delle risorse idriche del villaggio.
Le proteste degli abitanti cominciarono a farsi pressanti dal 2008 in poi, quando i casi di decessi per malattie respiratorie – in particolare di tumore ai polmoni – risultarono numericamente importanti.
Di qui la decisione unanime dei cittadini di spostare il villaggio in un luogo lontano dalle industrie.
Solo ora la lunga battaglia civile comincia a produrre risultati in termini di risarcimenti, che senza dubbio non potranno cancellare il peso delle morti, ma in qualche maniera restituiscono una parvenza di giustizia ai familiari delle vittime.