Abbiamo creato rifugi naturali per ibis, pellicani, aironi, lupi, cervi, gru, topi, alci e orsi, e stranamente non per noi stessi nei luoghi in cui viviamo giorno dopo giorno. Comprendiamo che la perdita dell’habitat è l’evento più disastroso che possa capitare a una creatura libera. Con fervore sottolineiamo che i territori naturali di altre creature sono circondati e soffocati da città, fattorie, autostrade, rumore e altre dissonanze come se non fossimo anche noi circondati e colpiti dalle stesse cose”. (Tratto da “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estés)
In tutta Europa i cambiamenti climatici stanno danneggiando il territorio e gli ecosistemi, provocando, inoltre, gravi dispersioni di denaro da parte dell’UE. Questi i dati forniti dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), che dagli anni ’80 ad oggi mostra come siano stati spesi circa 450 miliardi a causa delle catastrofi naturali generate dai cambiamenti climatici. I maggiori pericoli naturali sono le ondate di calore, le piogge torrenziali, lo straripamento dei corsi d’acqua, le tempeste di vento, le frane, la siccità, gli incendi boschivi, le valanghe, le mareggiate e le grandinate. Tra queste, le più impattanti sono le ondate di calore, destinate, tra l’altro, ad aumentare nei prossimi anni.
Nel corso dei secoli sappiamo che il clima è cambiato più volte ma questo e le conseguenti calamità sono anche causa dell’intervento dell’uomo sul paesaggio, come l’edificazione in aree a rischio o l’impermeabilizzazione dei terreni.
L’Agenzia Europea dell’Ambiente ha stimato che la maggior parte dei 450 miliardi sono stati utilizzati per far fronte ai danni causati dalle inondazioni, dalle tempeste e, in seguito, per la siccità e le ondate di calore. Oltre a questi spaventosi numeri però, l’AEA ci informa delle diverse iniziative che si stanno mettendo in atto per prevenire o attutire gli eventi climatici, che prevedono tecniche innovative e soluzioni di tipo naturalistico.
Per realizzare tutto questo però c’è bisogno della collaborazione di tutti i Paesi e già alcuni di essi si stanno adoperando come, ad esempio, i Paesi Bassi che cercano di adeguare la gestione delle acque ai cambiamenti climatici con il progetto Delta. Francia, Spagna e Regno Unito sono invece concentrati sulla prevenzione dei rischi e la sensibilizzazione del cittadino. Tuttavia, per fare le cose al meglio, un maggior numero di Paesi dovrebbe effettuare iniziative analoghe.
Sono già molti i fondi dell’Unione Europea utilizzati per gli interventi sui Paesi colpiti da calamità, ma potrebbe essere più efficace creare una rete di servizi climatici tra gli Stati per rafforzare le capacità di azione. In questo modo si potrebbe usufruire dei diversi fondi per le soluzioni a livello naturalistico per evitare il degrado degli ecosistemi, già fin troppo avanzato, e creare finalmente un equilibrio tra natura e uomo.
(di Lucrezia Buccella)