Sono 400mila le vittime del caporalato, di cui l’80% straniere, e guadagnano meno di 2 euro e 50 l’ora. Questo è quanto emerso da uno studio di “The European House-Ambrosetti” su dati Flai Cgil del 2015, nel corso del convegno di ieri promosso insieme ad Assosomm (Associazione italiana delle Agenzie per il lavoro) e intitolato “Attiviamo Lavoro – Le potenzialità del lavoro in somministrazione per il settore dell’agricoltura”.
Il rapporto specifica, tra l’altro, come il settore agroalimentare in Italia sia ancora preda di «un’organizzazione del lavoro che si tramanda da secoli e che porta con sé un elevatissimo tasso di irregolarità».
Tanto per cominciare, la paga giornaliera di chi viene indegnamente sfruttato nelle campagne è pari alla metà di quanto stabilito per legge dai contratti nazionali, somma di per sé già ridicola cui poi vanno detratti i 5 euro al giorno per l’acquisto di acqua e viveri e l’affitto di baracche fatiscenti.
Non è difficile dunque comprendere come lo stato di salute di questi individui, che lavorano senza sosta per 12 ore al giorno, sia precario. Secondo lo stesso rapporto, il 74% di loro è malato o presenta disturbi tali per cui sono necessarie cure mediche in assenza delle quali le malattie cronicizzano.
Ancora: il 64% non ha accesso all’acqua potabile e il 62% non può usare i servizi igienici perché inesistenti, i ritmi di lavoro sono disumani e complicano la situazione, l’esposizione continua al sole in estate e al freddo in inverno completano un quadro deprimente. Lo studio fa notare come le morti causate dal caporalato durante l’estate del 2015 siano state almeno 10.
Quanto ai danni economici, questo fenomeno di sfruttamento sottrae ogni anno alle casse dello Stato circa 600 milioni di euro.
Rispetto alla durezza di questi dati il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha dichiarato: «Questi numeri non vanno sottovalutati perché dietro ci sono storie di vita e di sfruttamento intollerabili. Serve alzare le misure di contrasto per sconfiggere questa piaga. Il governo è in campo da mesi con scelte concrete e strumenti già operativi come la Rete del lavoro agricolo di qualità. Il disegno di legge contro il caporalato in agricoltura, che abbiamo presentato e che è all’esame del Senato, va in questa direzione. Prevediamo indennizzi per le vittime, un piano di interventi per l’accoglienza dei lavoratori agricoli stagionali, l’inasprimento degli strumenti penali con arresti e confisca dei beni. Allo stesso tempo è necessario lavorare a livello territoriale con un’attenzione particolare al sistema di trasporto dei lavoratori agricoli. Andiamo avanti tenendo conto che, per combattere questo fenomeno, serve un gioco di squadra tra Istituzioni, sindacati e associazioni d’impresa. Tutti devono fare la loro parte».