Cartelle esattoriali: attenzione, sei obbligato a pagare in questi casi. Controlla bene e non commettere errori.
Le cartelle esattoriali sono documenti che vengono emessi dall’Agenzia delle Entrate o dall’ente predisposto per richiedere il pagamento di debiti fiscali o contributivi. Possono scaturire da imposte non pagate, ad esempio IVA, TARI, IMU o da mancati versamenti all’INPS o ad altre casse previdenziali o ancora da multe per violazione del codice della strada.
La cartella esattoriale contiene la descrizione dettagliata del debito, gli importi dovuti, i termini per il pagamento e le modalità di pagamento. In genere, l’ente predisposto invia tramite posta raccomandata all’indirizzo del contribuente, il documento fiscale.
Cartelle esattoriali: non vanno tutte in prescrizione, in questi casi sei obbligato a pagare
È importante sapere che, la mancata ricezione della cartella non esonera il contribuente dal pagamento del debito, poiché la responsabilità di accertare la regolarità della propria posizione fiscale ricade su questi. Non sempre però i documenti inviati dall’ente predisposto devono essere effettivamente pagati. Per questo prima di procedere è necessario controllare i dati riportati nella cartella, assicurandosi che l’importo preteso sia corretto e, che non siano stati commessi errori.
In alcuni casi, il debito potrebbe essere prescritto, in Italia infatti i termini di prescrizione variano a seconda del debito contratto. La prescrizione è il termine legale entro il quale l’Agenzia delle Entrate o l’ente creditore può richiedere il pagamento della cartella esattoriale e, se il debito non viene richiesto nei suddetti termini, la cartella si prescrive, significa che il contribuente non è più obbligato a pagare. Ci sono però delle eccezioni.
La prescrizione inizia a decorrere dalla data in cui la cartella viene notificata al contribuente, ma non dura 5 anni allorché quest’ultimo effettua un pagamento parziale o riconosce il debito, per cui il termine iniziale può essere interrotto o sospeso e poi ripreso.
Anche l’invio di un atto esecutivo blocca il termine iniziale di prescrizione, allungando così i 5 anni previsti e il termine inizierà a decorrere nuovamente dalla data in cui il contribuente riceve la notifica. Bisogna poi tener presente il caso della richiesta di rateizzazione delle somme dovute, a tal riguardo la Corte di Cassazione ha chiarito che la richiesta di rateizzazione interrompe la prescrizione e il periodo dell’istituito giuridico riparte da zero.
In generale, stando a quanto è sancito da legislatore, l’Agenzia delle Entrate o l’ente riscossione non può richiedere il pagamento delle cartelle esattoriali scaduti i termini prescrizionali. I termini di prescrizione delle cartelle esattoriali sono i seguenti:
- 10 anni per Irpef, Iva, Irap, le imposte di bollo, di registro, catastale, il canone Rai, i Contributi Camere di Commerci e la Tosap;
- 5 anni per i contributi Inps e Inail, Imu, Tari sui rifiuti, multe stradali, sanzioni amministrative;
- 3 anni per il bollo auto.