Gli italiani pagano di tasca propria il 18% della spesa sanitaria totale, per un importo di circa 500 euro pro capite all’anno, contro il 7% registrato in Francia e il 9% in Inghilterra. Inoltre, a causa delle lunghe liste di attesa nella sanità pubblica e dei costi proibitivi della sanità privata, nel 41,7% delle famiglie almeno una persona in un anno ha dovuto rinunciare a una prestazione sanitaria. E’ quanto emerge dall’indagine “Bilancio di sostenibilità del welfare italiano” del Censis e dalle ricerche delle associazioni dei consumatori realizzate per il Forum Ania-Consumatori e pubblicate nel volume “Gli scenari del welfare. Verso uno stato sociale sostenibile”.
La ricerca del Censis prende in esame l’evoluzione dei bisogni delle famiglie e dei bilanci familiari fortemente provati dalla perdurante crisi economica e dagli ingenti costi per il pagamento di prestazioni sociali per lo più legate all’invecchiamento della popolazione, alla perdita di autosufficienza e al conseguente ricorso alle cure di lungo termine.
Dall’analisi emerge come sia in aumento la quota di famiglie con una sostenibilità finanziaria precaria, i cui redditi sono quasi completamente assorbiti dalle spese per la routine mensile, in particolare quelle inerenti alla gestione della casa e al pagamento delle tasse locali. Nei budget familiari sono in aumento le spese per prestazioni socio-sanitarie, acquistate sia sui mercati privati, sia compartecipate attraverso i ticket sanitari. Inoltre, è emersa anche la presenza di un’alta quota di persone che dichiara di essere fortemente preoccupata per l’incremento della spesa per il welfare a proprio carico. Tra queste, in maggior misura le famiglie più fragili che hanno pesantemente subito l’impatto dei tagli al welfare. Questi tagli, infatti, hanno avuto effetti regressivi, causando costi sociali più alti per le famiglie con redditi bassi, monoparentali e/o con figli disabili.
La riduzione dei servizi sociali pubblici ha comportato un maggiore ricorso al privato, favorendo anche il mercato nero con l’obiettivo di ottenere prezzi più vantaggiosi per le prestazioni socio-sanitarie. Secondo l’analisi, infatti, oltre il 21% dei pazienti ha pagato senza fattura o ricevuta visite medico specialistiche, il 14,4% visite odontoiatriche e l’1,9% prestazioni infermieristiche. Nel Meridione il 41% degli intervistati ha pagato prestazioni in nero.
Gli italiani quindi sono alle prese con un sistema di welfare che non risulta più in grado di individuare e rispondere prontamente ai nuovi bisogni dei cittadini. Mentre aumenta l’incertezza sul futuro delle pensioni, per ogni nucleo familiare diventa sempre più difficile gestire le spese sanitarie e quelle determinate dalla non autosufficienza di un proprio congiunto.
Da quanto emerge dall’indagine, per uscire da questa difficile situazione, è necessario puntare su dinamiche e comportamenti sociali funzionali volti a promuovere un welfare più efficiente ed equo. Occorre fornire a ogni cittadino un’informazione trasparente, semplice e completa sulla situazione pensionistica e sulle prestazioni attese. Inoltre, è importante offrire un quadro di regole chiare e uniformi per le forme sanitarie integrative, e incentivare lo sviluppo di sistemi mutualistici.