Il trattato di libero scambio tra Unione Europea e Canada, accordo meglio conosciuto come Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement), per essere completamente operativo deve ottenere la ratifica dei singoli parlamenti della Ue. Avrebbe infatti dovuto essere oggetto di ratifica da parte del Senato della Repubblica il 26 settembre scorso, ma è stato rinviato sine die perché quel giorno a Palazzo Madama si è deciso di dare priorità ad argomenti che di prioritario non avevano nulla, come le disposizioni per la celebrazione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci e Raffaello Sanzio e dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri nonché quelle sui 150 anni dalla morte di Gioacchino Rossini.
Per cercare di capire meglio, vediamo che cosa prevede esattamente questo trattato perché gli obiettivi sono vari e numerosi e non riguarderanno soltanto i valori economici in discussione. Una delle priorità è la cancellazione dei dazi doganali: dall’entrata in vigore provvisoria del Ceta, l’accordo prevede l’abolizione da parte del Canada del 99% dei dazi per un valore che, a regime, dovrebbe superare i 500 milioni l’anno.
Gli accordi non si fermano qui e implicano diversi obiettivi sociali e sono nati all’ombra del TTIP a suo tempo incoraggiato da Barak Obama ma ormai cestinato da Donald Trump.
Per esempio il Canada apre le proprie gare di appalto pubbliche a imprese dell’Ue in misura maggiore rispetto a quanto ha fatto con suoi precedenti partner. Le gare di appalto non riguarderanno solo servizi ma anche la fornitura di beni diversi e non solo a livello federale ma anche provinciale e municipale.
Il Ceta elimina diversi ostacoli per il riconoscimento di alcune professioni regolamentate – ingegneri, commercialisti e architetti, per esempio – che verranno reciprocamente riconosciute per rendere più fluido l’interscambio tra gli operatori del settore; prevede infine l’adeguamento del Canada agli standard europei delle norme sul diritto di autore.
È formata una nuova procedura giudiziaria per la protezione degli investimenti costituita da un tribunale pubblico (e perciò trasparente) composto da giudici indipendenti nominati sia dall’Ue che dal Canada e, in caso di disputa, un soggetto pubblico non potrà venir condannato a modificare un testo di legge o al pagamento di danni punitivi.
Infine, con lo stesso trattato, il Canada si impegna ad aprire il suo mercato a formaggi, prodotti ortofrutticoli, vini e bevande alcoliche e ha accettato di proteggere ben 143 prodotti tipici che beneficiano dell’indicazione di origine (dei quali 41 sono italiani come la mozzarella di bufala, il prosciutto di Parma, l’aceto balsamico di Modena). Inoltre i prodotti UE godranno di una protezione che non creerà confusione con quelli generici canadesi. Tutti i prodotti importati dal Canada dovranno essere conformi alle disposizioni in vigore nella Ue, per esempio sugli OGM o sulla carne agli ormoni.
Quel che troppo spesso non viene specificato è che Il trattato renderà più facile per le imprese canadesi investire nella Ue; il che, se da un lato implica qualcosa di positivo, dall’altro potrebbe rivelarsi negativo con implicazioni di spostamenti considerevoli di addetti ai lavori.
Si sono levate voci dissenzienti sul trattato come quella di Coldiretti che ha dichiarato: «È un regalo alle grandi lobby industriali dell’alimentare che colpisce il vero Made in Italy e favorisce la delocalizzazione, con riflessi pesantissimi sul tema della trasparenza e delle ricadute sanitarie e ambientali. Per la prima volta nella storia, l’Unione Europea legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi».
Parole pesanti rincarate da Greenpeace: «Il Ceta darà alle aziende del Canada diversi strumenti per indebolire gli standard europei su ormoni della crescita, Ogm, “lavaggio” della carne con sostanze chimiche, clonazione animale. A rischio anche le nostre regole sull’indicazione del Paese d’origine in etichetta (Country of Origin Labelling – COOL)».
Il ministro Carlo Calenda invece ribatte che questo accordo con il Canada non mette in pericolo gli standard ambientali, sanitari e sociali che vengono tutelati fortemente. Anzi è pericoloso invocare questi protocolli come alibi di un protezionismo che è ingiustificato, dal momento che per l’Italia le esportazioni sono vitali.