In un’era come la nostra, più digitale che mai, che offre servizi e informazioni, soluzioni immediate e foglietti illustrativi per ogni cosa, un vuoto c’era. Ne parliamo al passato perché finalmente è arrivata Chayn Italia, la prima piattaforma contro la violenza di genere attiva da pochi giorni. Non è complicato usarla, tutti i contenuti e le risorse sono open source, vale a dire riproducibili e copiabili.
Elena Silvestrini, coordinatrice di Chayn Italia, racconta che dopo aver conosciuto a Londra – nel 2015 – Hera Hussain, la fondatrice di Chayn HQ, e allo stesso tempo aver assistito allo spettacolo teatrale di Serena Dandini “Ferite a morte”, l’idea di una piattaforma italiana non l’ha più abbandonata e ha cominciato a lavorarci.
Che abbia fatto centro non c’è dubbio: in pochi giorni ha riscosso grande successo, tante sono state le visite, ma soprattutto una così massiccia presenza di visitatori fa pensare che le donne, in Italia, abbiano finalmente la voglia e gli strumenti di collaborare a un cambiamento sociale fondamentale.
Il sito da questo punto di vista è veramente molto ricco: dà suggerimenti utili alle vittime di una relazione violenta e fornisce guide pratiche per difendersi da situazioni pericolose. Soprattutto, agisce sulla consapevolezza, dal momento che molte donne, pur essendo quotidianamente esposte a maltrattamenti, faticano ad accettare la realtà.
Così all’interno del sito troveremo “Come costruire il tuo caso di violenza domestica” oppure “il vademecum della buona amica”. La violenza di genere, infatti, non implica le sole azioni di difesa della vittima, ma deve poter contare sulle relazioni sociali, le reti amicali e i contesti vari di vita in comune. Chayn ha previsto qualcosa d’interessante anche da un punto di vista pratico – che potremmo definire in qualche modo come conquista verso una propria autonomia – senza dover per forza essere succubi dell’altro: come aprire un conto in banca, informazioni su possibili case di accoglienza, valutazioni e spiegazioni sulla propria salute (mentale, sessuale, fisica), suggerimenti perfino giuridici su eventuali vie legali da intraprendere.
Al momento non è previsto un supporto individuale ma, attraverso i link amici, è possibile mettersi in contatto con i centri antiviolenza sul territorio. Il gruppo Chayn Italia è costituito da più di 50 volontarie, ciascuna con le proprie competenze. Dalle ricercatrici alle progettiste, dalle esperte di centri antiviolenza ai legali e via dicendo.
Elena Silvestrini, a tal proposito, ci tiene a precisare: «L’obiettivo ora è arricchire i materiali di cui disponiamo: siamo alla ricerca di operatrici di centri antiviolenza, psicologhe, avvocate e mediatrici culturali. Cerchiamo donne, incluse migranti, che vivono o hanno vissuto una relazione violenta, interessate a condividere consigli. Infine, cerchiamo specialiste dei servizi digitali per progettare la fase 2 di Chayn Italia: aiutare centri antiviolenza e organizzazioni con poche risorse a sviluppare strumenti di comunicazione e di contatto efficaci e propri. Vogliamo lavorare sempre più con programmatrici, grafiche, user researchers (specialiste nel ricercare a capire i bisogni e le preferenze dell’utenza coinvolta nei servizi su cui si sta lavorando) e service designers, in grado di creare servizi olistici che tengano in considerazione tutte le interazioni delle utenti con il servizio stesso, in rete e non in rete».
Nella piattaforma vengono contemplate anche le forme di violenza nell’ambito di una relazione lesbica, di donne affette da disabilità, senza trascurare l’attuale problema delle migranti e delle rifugiate.
Non resta che andare a visitare il sito e non dimenticarlo, consapevoli che il web, se usato bene, è una valida risorsa.