27 dicembre 1980 – Chiude il carcere dell’Asinara e tutta l’isola viene proclamata ufficialmente parco naturale. Durante gli anni di piombo viene utilizzata per la reclusione dei membri delle Brigate Rosse ed è questo il momento in cui le celle, anguste, buie e certamente inadatte a qualsiasi essere umano, diventano di massima sicurezza.
In seguito alla famosa insurrezione del 2 ottobre 1979 le misure di sorveglianza vengono notevolmente rafforzate, attraverso ulteriori recinzioni, impiego di personale di sorveglianza e comportamenti disciplinari, da parte degli agenti carcerari, eccessivamente violenti. In breve il pentenziario di Fornelli acquisisce la fama di una “seconda Alcatraz”.
Al suo interno vengono rinchiusi molti criminali mafiosi, tra cui Totò Riina, Raffaele Cutolo e Leoluca Bagarella ai quali non viene concesso di comunicare in nessun modo per prevenire eventuali disposizioni da impartire all’esterno.
Il carcere dell’Asinara balza alle cronache nazionali anche in occasione del “soggiorno di sicurezza” previsto per i due giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, seguiti dai sicari della malavita che li vogliono morti; accade precisamente nell’agosto del 1985, quando i due eroi lavorano all’istruttoria per il famosissimo maxi processo alla mafia dell’anno successivo.