La nostra salute passa soprattutto per gli alimenti che scegliamo di mangiare e questo ormai non è più un mistero. Coldiretti ha recentemente stilato una classifica che dovrebbe aiutarci ad evitare i cibi più dannosi perché soggetti a maggiori contaminazioni: residui chimici, metalli pesanti, additivi e coloranti fra tutti. La classifica degli alimenti più dannosi può essere consultata qui ed è stata stilata sulla base delle rilevazioni del 2016 del Sistema di allerta rapido europeo (Rasff) il cui compito è quello di segnalare agli Stati membri anomalie di questo genere.
In totale, per quanto riguarda lo scorso anno, sono stati ben 2.925 gli allarmi in fatto di cibo e si tratta di prodotti provenienti in larga parte dalla Turchia – maglia nera in tal senso – , Cina, India, Stati Uniti e Spagna. Tutti Paesi che, come ricorda Coldiretti, hanno continui rapporti commerciali con l’Italia e i cibi provenienti da queste nazioni coincidono con la nostra dieta. Il pesce è uno di questi: lo scorso anno dalla Spagna sono stati importati 167 milioni di chili di pesce, dalla Turchia 2 milioni di chili di pistacchi e 3 milioni di fichi secchi.
Se, come abbiamo detto, la Turchia si è aggiudicata il triste primato di questa “lista nera”, una grande attenzione, secondo Coldiretti, va rivolta al pesce che proviene dalla Spagna che presenta un eccessivo quantitativo di metalli pesanti come ad esempio mercurio e cadmio. In base ai nostri parametri Ue, sono stati considerati pericolosi anche alcuni integratori alimentari provenienti dagli Stati Uniti, ricchi di aflatossine ritenute cancerogene oltre un certo quantitativo, e le carni di pollo provenienti da Polonia e Paesi Bassi in cui è stata riscontrata un’alta contaminazione microbiologica.
Come ricorda Coldiretti, l’agricoltura italiana è di fatto la più green d’Europa grazie ai suoi 292 prodotti a denominazione di origine (Dop o Igp), fa espresso divieto dell’utilizzo degli ogm (organismi geneticamente modificati), vanta il numero maggiore di aziende biologiche. Non solo: è in cima alla classifica della sicurezza alimentare mondiale grazie al minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari, con il suo 0,5% che è una percentuale inferiore di 3,2 volte rispetto alla media Ue e di 12 volte più bassa confrontata con quella di Paesi terzi.
Rispetto a dati del genere, chiosa Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti: «Non c’è più tempo da perdere e occorre rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per far conoscere anche ai consumatori i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri; importanti passi avanti sono stati ottenuti con l’estensione dell’obbligo di indicare la provenienza del riso e del grano impiegato nella pasta ma molto resta da fare perché un terzo della spesa resta anonima, dai succhi di frutta al concentrato di pomodoro fino ai salumi».