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Come e più degli altri: quando la sindrome di Down non è che un dettaglio insignificante

Valerio Catoia ha 17 anni, vive a Latina, frequenta il liceo delle Scienze Umane, ha tanti amici, suona la chitarra, è uno scout e, sopra ogni cosa, ha una passione per gli sport. Pratica atletica leggera ed è anche molto bravo: quest’anno è arrivato terzo nei 1.500 metri e secondo negli 800 metri a livello nazionale. Quel che più lo diverte è però stare in acqua: fa nuoto da quando aveva tre anni e non vorrebbe mai uscire dalla piscina. E’ un ragazzo come tanti eppure quest’estate Valerio diventa famoso perché fa qualcosa di eccezionale, oltre che estremamente coraggioso: salva la vita a una persona.

A luglio Valerio si getta tra le onde agitate del mare di Sabaudia e salva una bambina di dieci anni sopraffatta dall’acqua. I bagnanti assistono increduli al gesto eroico mentre il padre di Valerio, accorso anch’egli in aiuto del figlio, lo guarda altrettanto basito avendo nel cuore enorme gioia e gratificazione. Qualsiasi genitore sarebbe stato orgoglioso del proprio ragazzo ma per il papà di Valerio la felicità è doppia perché Valerio ha la sindrome di Down.

La notizia del salvataggio ha immediatamente fatto il giro del web e dei giornali, Valerio riceve i complimenti anche da parte del capo dello Stato, Sergio Mattarella, e del ministro dello Sport, Luca Liotti. L’impresa compiuta nelle acque di Sabaudia è speciale: è un segno che ribadisce, ancora una volta, come i ragazzi con la sindrome di Down possano fare tutto quello che fanno le persone considerate “normali” e, come ci ha insegnato Valerio Catoia, anche molto di più.

 

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Milena D'Aquila