I cambiamenti climatici, l’aumento delle temperature medie globali, lo scioglimento dei ghiacci che innalza il livello dei mari sommergendo terre e il crescere dei fenomeni meteorologici estremi come uragani o trombe d’aria costringeranno gli esseri umani, ma non solo, ad adattarsi a un Pianeta diverso rispetto a quello attuale, con un clima differente.
Conseguenze pericolose ci saranno da un punto di vista sanitario, ma anche da quello sociale.
L’Oms, per esempio, ha già indicato come, tra il 2030 e il 2050, si registreranno centinaia di migliaia di morti in più rispetto a oggi, decessi dovuti a malnutrizione, mancanza di acqua potabile e patologie in generale oggi debellate nel mondo occidentale quali malaria, tubercolosi e addirittura lebbra e difterite. Inoltre viene sottolineato come le ondate di caldo sempre più frequenti e prolungate, aumenteranno il rischio di malattie cardio-respiratorie, colpendo soprattutto le persone più anziane.
Ma c’è di più: uno studio del Centro comune di ricerca della Commissione europea pubblicato sulla rivista The Lancet Planetary Health che sottolinea come nei prossimi 30 anni proprio le ondate di caldo potrebbero diventare la causa principale di morti precoci nei Paesi meridionali dell’ Ue.
Non va dimenticato, ancora, che nell’aria che respiriamo ci sono molti agenti inquinanti e polveri sottili che non potranno che aumentare: cresceranno le allergie – già adesso sono in forte espansione – e aggraveranno la situazione con conseguenti e seri problemi fra cui l’asma.
È assolutamente evidente dunque che l’essere umano sarà colpito direttamente dai cambiamenti climatici, ma non dimentichiamo che anche animali, insetti e rettili ne soffriranno e si creeranno squilibri. Basti pensare al possibile aumento di zanzare e zecche, portatrici di malattie. Si è fatto un gran parlare di malaria, ma per esempio le zecche possono essere portatrici di diverse malattie come la borreliosi di Lyme, la meningoencefalite da zecche (per la quale nelle zone a rischio è disponibile un vaccino) e altre più rare. Oppure basti pensare alla riduzione drastica di insetti impollinatori, sempre a causa dello stravolgimento del clima, quali ad esempio le api o i bombi, indispensabili per la produzione di frutta.
C’è naturalmente un costo anche sociale in tutto questo: al di là della maggiore spesa sanitaria da sostenere, ci saranno migliaia di chilometri di coste che arretreranno, con gli Oceani che mangeranno terre e case, gli uragani che distruggeranno abitazioni e servizi essenziali, quali strutture sanitarie, condutture dell’acqua e dei servizi igienici. Tutte cose che di nuovo si ripercuoteranno sulla salute e così via, in un eterno giro distruttivo che colpirà ovunque e chiunque.