Si è conclusa a Bonn la Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sul clima più semplicemente definita Cop23. La presidenza di quest’anno era affidata alle Isole Fiji che però non erano in grado di ospitare un evento di questa portata: c’erano infatti i rappresentanti di oltre 190 Paesi i cui diplomatici si sono alternati nelle discussioni.
Va fatto notare che, se è vero che una Cop costa al Paese ospitante circa 200 milioni di dollari ed è dispendiosa in termini di tempo, è altrettanto vero che la presidenza svolge un ruolo importante nell’indirizzare le trattative e la loro conclusione. Infatti le Fiji hanno sostenuto lo sforzo delle nazioni povere di mettere al centro delle trattative il tema dei possibili finanziamenti tra Paesi, da quelli più ricchi verso quelli più poveri. Per ora un nulla di fatto se non balletti di cifre da una parte e dall’altra, ma intanto se ne è parlato.
Si evidenzia però che questa Conferenza può meglio venire considerata di transizione tra l’Accordo di Parigi – Cop21 – e quella del 2018 che si terrà in Polonia e quindi la Cop23 ha cercato di fissare paletti importanti preparando documenti che impediscano il prossimo anno passi indietro rispetto a Cop21.
Infatti ricordiamo che a Parigi, nel documento finale, venne aggiunta all’ultimo momento una clausola in base alla quale, per mantenere l’aumento della temperatura globale sotto i 2 gradi centigradi, le linee guida delle diverse nazioni avrebbero dovuto essere discusse sin dal 2018.
Certamente nessuno pensò che in quella data la presidenza sarebbe stata polacca e dal momento che, come abbiamo scritto prima, la presidenza gioca un ruolo importante all’interno di ogni Conferenza, è indicativo il fatto che la Polonia all’interno dell’Europa giochi un ruolo di freno attivo per ogni iniziativa su fonti di energia rinnovabili, efficienza e riduzione delle emissioni; il tutto da ricondurre a strenua difesa delle proprie miniere di carbone.
Ecco quindi che proprio l’Italia ha fatto da apripista giocando un ruolo importante con la scelta dell’uscita dal carbone entro il 2025 contenuta nella SEN – ne avevamo parlato qui – e si è schierata con la parte più avanzata dell’Europa partecipando, per esempio, al lancio dell’Alleanza globale per lo stop al carbone, nata proprio durante i lavori di Cop23.
Inoltre, per quanto riguarda gli Usa, è stata registrata la loro presenza ma non è ancora chiaro se in disaccordo con il presidente Trump (che si è svincolato dagli Accordi di Parigi) oppure come partecipanti attivi, mentre al contrario hanno aderito agli accordi di Cop23 una Cina entusiasta e un’India altrettanto propositiva.
Va infine detto che se i vari Paesi non alzeranno i target in discussione per ottenere entro il 2030 un clima migliore, tutto sarà stato inutile e le parole buttate al vento. Un vento inquinato e inquinante.