Ne abbiamo parlato due giorni fa: finalmente è arrivata l’approvazione in prima lettura del disegno di legge sul contenimento del consumo del suolo e sul riuso di quello impermeabilizzato. L’obiettivo consiste nella sua graduale riduzione fino a raggiungere lo zero entro il 2050.
Ma per conseguire questo risultato è necessario seguire un percorso nuovo, a partire dai Comuni che avranno il compito di favorire le ristrutturazioni e i rinnovi edilizi, evitando nuove costruzioni. Inoltre la nuova legge promuove il censimento degli edifici non utilizzati, in stato di abbandono o recuperabili dopo qualche intervento. Il recupero delle strutture disponibili consentirebbe di intervenire anche sul degrado ambientale e urbanistico di molte zone, con ricadute positive in termini sociali ed economici. Si tratta di un provvedimento di estremo interesse, atteso da anni, ma non mancano zone d’ombra sia negli aspetti procedurali sia in alcune deroghe, come quella relativa alle Grandi opere (scuole, ospedali, strutture pubbliche) per le quali non si computerebbe consumo di suolo.
Riportiamo, di seguito, la posizione congiunta espressa dal mondo ambientalista.
Finalmente un passo avanti” dicono FAI, Legambiente, Slow Food, Touring Club Italiano, WWF
“Il contenimento del consumo del suolo è una priorità nazionale che necessita di norme chiare e strumenti efficaci e il testo approvato oggi alla Camera in prima lettura deve essere modificato al Senato in modo da consolidare quello che deve costituire un passo in avanti per chiudere definitivamente nel nostro Paese l’epoca dei piani urbanistici sovradimensionati, degli abusi edilizi e dei successivi condoni (sono stati 3 negli ultimi 40 anni, 1985, 1995 e 2003) e della sub-urbanizzazione che fa scempio del territorio”. Per questo FAI, Legambiente, Slow Food, Touring Club italiano e WWF chiedono al Senato di non perdere altro tempo e aprire subito il confronto su un testo che contiene anche norme innovative, ma ancora molti punti contradditori e pericolosi.
Le associazioni chiedono a Governo e Parlamento un’assunzione di responsabilità nel portare a termine l’iter parlamentare della legge, migliorandone le parti più contraddittorie, macchinose e incoerenti. L’ISPRA (l’istituto, dipendente funzionalmente dal Ministeri dell’Ambiente a cui il legislatore nel ddl affida giustamente il monitoraggio della situazione) attesta nel suo Rapporto 2015 come in termini assoluti il consumo di suolo in Italia abbia già intaccato ormai circa 21.000 chilometri quadrati del nostro territorio, con un valore di suolo consumato pro-capite che passa dai 167 metri quadrati del 1950 per ogni italiano, a quasi 350 metri quadrati nel 2013.
Tra gli aspetti positivi e innovativi del disegno di legge approvato oggi le associazioni ricordano: il divieto di utilizzo degli oneri di urbanizzazione per la spesa corrente e di mutamento di destinazione d’uso per le superfici agricole che hanno beneficiato di aiuti dall’unione europea; l’introduzione di un censimento degli edifici e delle aree dismesse, non utilizzate o abbandonate, come precondizione per approvare qualsiasi nuovo consumo di suolo; la definizione di obiettivi di contenimento del suolo e di rigenerazione urbana, fino ad oggi ancora non presenti nel nostro ordinamento. Un ddl che, ricordano le associazioni, ha come finalità principale quella di contenere il consumo di suolo quale bene comune e risorsa non rinnovabile che esplica funzioni e produce servizi eco sistemici, in funzione della prevenzione e mitigazione degli eventi di dissesto idrogeologico e delle strategie di mitigazione e di adattamento ai cambiamenti climatici (art. 1, c. 1 del ddl).
Tra gli aspetti critici, secondo le associazioni, il disegno di legge approvato oggi garantisce troppi spazi a deroghe che rischiano di rendere meno incisiva la tutela della risorsa del suolo: si considerino ad esempio i commi aggiuntivi introdotti all’articolo 1 in cui vengono descritte le finalità della legge (comma 3) o tutte le eccezioni ormai datate (vista la riforma del Codice Appalti) riservate alle opere strategiche; restano ancora critiche le definizioni di “consumo di suolo”, “superficie agricola naturale e seminaturale” e di “area urbanizzata”, mentre ancora poco chiari sono i principi e i criteri su cui improntare la delega sulla “rigenerazione delle aree urbanizzate degradate” (art. 5 del ddl) e la norma sui “compendi agricoli neorurali” (art. 6 del ddl); infine, molto preoccupante è la norma transitoria di applicazione della legge, in cui addirittura vengono fatti salvi i piani urbanistici attuativi per i quali i soggetti interessati abbiano anche solo presentato istanza prima dell’entrata in vigore della legge (art. 11 del ddl).
Dotare il Paese di una norma innovativa ed efficace sul consumo di suolo è indispensabile – ribadiscono le associazioni – che si ripromettono, dopo l’approvazione alla Camera, di incalzare i senatori perché questo accada.