La cooperazione e, in particolare, le cooperative di comunità possono contribuire alla ricostruzione delle aree terremotate? Legacoop Marche si è posta questa impegnativa domanda in occasione della “Biennale dell’economia cooperativa”, un grande evento per festeggiare i 130 anni di Legacoop, che si è tenuto dal 27 al 29 gennaio alla Mole Vanvitelliana di Ancona.
Fin dalla sua origine, con la fondazione della prima cooperativa di consumo nel 1844, la Rochdale Society of Equitable Pioneers, la cooperazione ha posto al centro della propria azione la mutualità quale ricerca dell’aiuto reciproco e del miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei propri soci. Oggi, dopo un periodo in cui l’attenzione è stata spostata sulla crescita dimensionale delle cooperative, si torna a riflettere sulle ragioni del modello cooperativo e sul suo contributo a una economia “al servizio dell’umanità”.
La ricostruzione post-sisma rappresenta, quindi, un banco di prova per la cooperazione. Al di là di quanto le cooperative possano fare in termini di solidarietà nella fase dell’emergenza e come imprese nella realizzazione di opere pubbliche e private, è necessario comprendere, soprattutto, quale contributo possano fornire per sostenere la rinascita dell’economia diffusa di aree interne e montane che corrono un rischio concreto di ulteriore spopolamento e marginalizzazione.
Di seguito proponiamo il comunicato stampa della Legacoop Marche che dà conto della riflessione avviata nella tavola rotonda del 29 gennaio dedicata al tema “La ripresa dopo il sisma. Esserci anche oltre la ricostruzione”.
TERREMOTO: ALLERUZZO, PROGETTIAMO INSIEME LA RICOSTRUZIONE
Progettare e creare insieme ai territori la ricostruzione post terremoto. E’ la proposta di Legacoop Marche, illustrata durante la Biennale dell’economia cooperativa che si svolge alla Mole Vanvitelliana di Ancona per celebrare i 130 anni di storia dell’associazione dove è anche allestita la mostra “Misure del cooperare”, che racconta quello che le cooperative di Legacoop, anche marchigiane, oggi 245, con 13 mila occupati, 280 mila soci e un valore della produzione di 1,12 miliardi, hanno fatto in più di un secolo di attività.
“Il sisma non solo ha obbligato migliaia di famiglie a lasciare le loro abitazioni e la loro vita, per vivere in luoghi lontani – ha detto il presidente di Legacoop Marche, Gianfranco Alleruzzo -, ma soprattutto ha segnato una profonda cesura nella loro storia che, se non rimarginata nel più breve tempo possibile, inciderà fortemente sulle condizioni future delle comunità. La solidarietà della nostra regione e dell’intero Paese è stata, come spesso avviene in questi casi, eccezionale. Una solidarietà caratterizzata dall’essere riusciti a coniugare grandi capacità tecniche e organizzative con quelle della vicinanza umana. A questo movimento emergenziale, a poco a poco, andrà affiancato un progetto di ricostruzione materiale e comunitaria”.
La ricostruzione, secondo Alleruzzo, “dovrà essere un mix di partecipazione attiva dei cittadini, di impegno delle realtà locali e delle istituzioni, di investimenti umani, economici e culturali. Perché il progetto delle comunità locali avrà successo tanto quanto sarà collettivo, condiviso e coordinato localmente e a livello regionale, aperto e democratico, orientato alla crescita diffusa e fortemente indirizzato alla partecipazione, per cercare di rimarginare, nel più breve tempo possibile, questa profonda cesura nella storia di questi territori”. Una partecipazione, ha spiegato Alleruzzo, che potrebbe avvenire attraverso “la creazione di cooperative di comunità, piccole realtà sul territorio per la gestione di servizi, di strutture necessarie ai cittadini, come negozi, tabacchi, farmacie, benzinai, senza le quali i territorio non possono ripartire e vivere”.
Un’idea, quella delle cooperative di comunità, lanciata a livello nazionale da Legacoop, come ha anche ricordato il presidente nazionale Mauro Lusetti, aggiungendo che “le nostre cooperative sono impegnate in questa complicata attività di ricostruzione. Siamo presenti in tutte le zone colpite dal terremoto, a fornire assistenza, supporto e a creare quelle condizioni di vita quotidiana e di prospettiva di rinascita e ricrescita”.
Condivisione su questa possibilità di progettazione da parte del presidente dell’Assemblea legislativa delle Marche, Antonio Mastrovincenzo, che ha rilanciato l’impegno a portare avanti la semplificazione amministrativa e a lavorare su una legge unica per sociale e volontariato, e dall’assessora regionale alla Cooperazione, Manuela Bora, che ha sottolineato come “la cooperazione, con i suoi valori che creano innovazione e lavoro, e in particolare l’Alleanza delle Cooperative Italiane delle Marche, ha dimostrato per prima agli altri operatori regionali quanto sia importante unirsi per il bene comune. Anche per questo, le cooperative parteciperanno alla Cabina di regia per il terremoto e a breve saranno incluse nel Comitato regionale di concertazione per la politica artigiana e industriale. La Giunta regionale, nell’ultima riunione, nella nuova organizzazione ha ripristinato la Posizione di funzione della cooperazione”.
Il professor Roberto Mancini, ordinario di Filosofia teoretica all’Università di Macerata, ha detto che “l’energia della cooperazione è capace di trasformare la realtà. Il modello cooperativo, rispetto a quello della pura competizione economica, di tutti contro tutti, distruttivo per la società, ha grande futuro perché riporta l’economia al servizio dell’umanità”.