La ricerca “Dalla Sharing Economy all’Economia Collaborativa”, su cui ci siamo soffermati la settimana scorsa, merita un ulteriore approfondimento. Come ricorderete, l’indagine di Unipolis intende stimolare una riflessione per promuovere innovazione cooperativa “ispirata” all’economia collaborativa. Allo stesso tempo focalizza l’attenzione sul ruolo che i princìpi e i modelli cooperativi possono giocare per affermare forme di economia collaborativa democratiche, realmente orizzontali, basate sulla partecipazione, la centralità della persona e l’attenzione agli impatti sociali, superando alcune delle sue principali criticità.
Il percorso di analisi da un lato prende in esame la discussione in atto sul passaggio dalla sharing economy all’economia collaborativa, ricostruendo i termini del dibattito in corso, dall’altro cerca di identificare tratti comuni e differenze tra movimento cooperativo ed economia collaborativa. Inoltre vengono evidenziate “alcune prime esperienze cooperative che hanno sviluppato, attraverso percorsi autonomi o influenzate dal crescente movimento dell’economia collaborativa, forme di innovazione che valorizzano la tecnologia digitale, la messa in rete delle persone, l’uso efficiente di risorse latenti e sottoutilizzate che possono essere rimesse a disposizione e rese accessibili ad altri. Si tratta di esperimenti pilota, ancora limitati nel numero e nell’impatto, ma segnalano la nascita di soluzioni che possono diventare fondamentali per dare nuove risposte, in un momento di difficoltà economica e sociale e di crescente scarsità di risorse”.
Proponiamo all’attenzione dei lettori il capitolo conclusivo della ricerca che, in forma schematica ma estremamente efficace, propone 10 riflessioni su possibili innovazioni cooperative frutto delle lezioni apprese dall’economia collaborativa e 5 questioni su cui il movimento cooperativo deve porre attenzione per non piegarsi alle mode e restare fedele a se stesso.
Cooperazione ed economia collaborativa alcuni spunti per il futuro
La storia si ripete? Due mondi che si intrecciano
I casi di economia collaborativa sono accumunati non tanto da una forma giuridica specifica, quanto da un modo di pensare e costruire la relazione, oltre che dall’uso innovativo della tecnologia come abilitante per lo scambio tra pari. Inoltre, in molti casi vi è insita una ricerca di maggiore efficienza nell’uso delle risorse.
Se si volesse storicizzare il concetto di economia collaborativa e confrontarlo con il movimento cooperativo, si dovrebbe innanzitutto distinguere le esperienze più civiche e solidaristiche (come i GAS, le social street, le banche del tempo, o i food swap) dalle esperienze che sono pienamente di mercato (e si muovono su piattaforme note, come Airbnb ed Uber). Questi due filoni tendono a convergere all’interno di uno stesso discorso e narrativa pubblica, anche se stanno rivelando sempre di più caratteristiche e impatti differenti, sviluppandosi anche a velocità molto diverse. Per questo, è necessario distinguere e separare le esperienze di tipo “capitalistico” delle grandi piattaforme da quelle che hanno una natura più prettamente sociale ed è possibile confrontarle con le cooperative.
Secondo la maggior parte degli interlocutori di questa ricerca, l’economia collaborativa più interessante e affine alle cooperative è quella che trova le sue fondamenta nei principi e nelle pratiche di solidarietà. Questa parte del variegato mondo “collaborativo” può senz’altro avere qualcosa da dire alla cooperazione ed essere fonte di ispirazione per nuove pratiche e nuovi modelli che sfruttino meglio il potenziale delle reti e della tecnologia.
Un significativo spunto emerso nelle interviste riguarda anche i significati che la “produzione collaborativa” può assumere per la cooperazione e gli effetti che la sua diffusione può generare. Secondo alcuni, l’emergere di questa nuova pratica può essere visto come sintomatico di un cambiamento di cui bisogna cogliere soprattutto gli elementi più valoriali: il bisogno di collaborare, di condividere risorse e il rischio di impresa, di generare nuove forme di produzione del valore economico e sociale. Letta in questo senso, si potrebbe scorgere un interessante parallelismo non tanto con la nascita dell’intero movimento cooperativo, quanto con la nascita del movimento della cooperazione sociale. Nata negli anni ‘70, la cooperazione sociale è infatti frutto di una maturazione democratica e di attivazione di cittadinanza che risponde a nuovi bisogni. La spinta principale era dettata dai vincoli economici e dai limiti organizzativi delle amministrazioni pubbliche, che dopo la crisi petrolifera affrontavano la necessità di razionalizzare la spesa pubblica socio-assistenziale, oltre dalla diffusione di un clima culturale meno incline alla produzione diretta dei servizi da parte dell’attore pubblico. Al tempo, la cooperazione sociale ha avuto il merito di attualizzare i bisogni dell’intero mondo cooperativo e di saper leggere il cambiamento che stava avvenendo nella società. In questo senso, il parallelismo diventa centrale: così come la cooperazione sociale negli anni ‘70 è stata in grado di leggere nuovi bisogni della società, così oggi il movimento dell’economia collaborativa legato alle nuove forme di produzione e di lavoro (coworking, FabLab, social street) contribuisce a un processo di cambiamento e diventa sintomatico della nascita di nuove realtà imprenditoriali.
Prospettive di innovazione tra economia collaborativa e cooperazione
Nel Capitolo 4, sono state segnalate alcune prime esperienze cooperative che hanno sviluppato, attraverso percorsi autonomi o influenzate dal crescente movimento dell’economia collaborativa, forme di innovazione che valorizzano la tecnologia digitale, la messa in rete delle persone, l’uso efficiente di risorse latenti e sottoutilizzate che possono essere rimesse a disposizione e rese accessibili ad altri. Si tratta di esperimenti pilota, ancora limitati nel numero e nell’impatto, ma segnalano la nascita di soluzioni che possono diventare fondamentali per dare nuove risposte, in un momento di difficoltà economica e sociale e di crescente scarsità di risorse.
Questo capitolo intende volgere lo sguardo al futuro e proporre una serie di spunti rispetto alle possibilità di innovazione e cambiamento portate alla cooperazione dall’economia collaborativa. Si tratta naturalmente di spunti che potrebbero riguardare e interessare direttamente alcuni settori più di altri, ma nel complesso pongono questioni di carattere generale.
Le riflessioni sono raggruppate in 10 punti. Ciascuno di questi tocca un tema importante per il presente e il futuro della cooperazione, sollevando ipotesi sugli sviluppi futuri.
- La mutualità cooperativa e l’emergere dei modelli peer-to-peer
L’economia collaborativa mette al centro il modello peer-to-peer di relazione, in cui le persone possono scambiarsi beni, servizi, competenze e altre risorse, entrando in relazione diretta grazie all’uso di una piattaforma digitale o fisica. Lo spunto che ne emerge per le cooperative riguarda la possibilità di cogliere alcuni elementi di questa trasformazione (e della domanda di relazione e partecipazione che essa sottende) per ripensare i modi e i concetti della mutualità.
È possibile riportare al centro la relazione e lo scambio diretto tra soci, facendolo prevalere o comunque integrandolo nello scambio tra soci e cooperativa? In questo quadro, si può riflettere, per esempio, sul ruolo che potrebbe assumere la cooperazione di consumatori, potendo contare su un bacino di otto milioni di soci, praticamente su quasi tutto il territorio nazionale. La riflessione emersa nelle interviste con i vertici di Coop Italia si spinge: da un lato, allo sviluppo nell’impiego delle nuove tecnologie digitali; dall’altro, a ipotizzare l’evoluzione della cooperativa quale “piattaforma” di scambio con i soci, ma anche tra i soci, attraverso l’utilizzo dei punti vendita fisici che possono diventare non solo luogo di vendita, ma anche di incontro e di scambio tra i soci per soddisfare una serie di loro bisogni.
- Il concetto di “prosumer” nelle forme cooperative
Nel modello dell’economia collaborativa, emerge con forza anche il concetto di prosumer: ogni persona può essere allo stesso tempo fornitrice e fruitrice di un bene o servizio, contribuendo a soddisfare i bisogni propri e degli altri. L’approccio è fortemente multistakeholder: quanto più la piattaforma raccoglie soggetti con risorse e bisogni diversi, tanto più sarà probabile un matching che porta benefici alle parti coinvolte.
Uno spunto importante perché la cooperazione, pur basandosi prevalentemente sull’aggregazione e la comunanza di interessi tra soci riconducibili a categorie omogenee (i “consumatori”, per esempio, o i “lavoratori” di un dato settore), sta sperimentando nuove forme multistakeholder (si pensi alle cooperative di comunità), che potrebbero osservare con attenzione le esperienze collaborative e arricchire le proprie pratiche con strumenti e modelli innovativi.
Le domande chiave in questo contesto riguardano il ruolo che la cooperativa può rivestire, come piattaforma di collaborazione tra soggetti attivi nella produzione e fruizione di servizi, come garante di qualità, sicurezza, equità e solidarietà.
- Il potenziale dell’open manifacturing e l’open innovation per le imprese cooperative
Sulla scorta dell’esperienza e dell’interesse sollevato dall’open manifacturing, sta crescendo l’interesse internazionale per la collaborazione peer-to-peer nella produzione e l’attivazione di innovazioni dal basso.
Volendo cogliere questo potenziale, ci potremmo domandare come potrebbero le cooperative favorire la nascita di luoghi come coworking e FabLabs, attraverso i quali favorire l’innovazione diffusa e promuovere progetti che valorizzano creatività e competenze diffuse.
Quale vantaggio potrebbe trarre la cooperativa dal coinvolgere i propri soci lavoratori e le più ampie reti a cui è connessa?
- Dalle comunità alle reti, l’ampliamento della scala di coinvolgimento
I modelli dell’economia collaborativa hanno mostrato che grazie all’uso della tecnologia è possibile coinvolgere comunità e reti su ampia scala, mettendo in connessione e facendo collaborare tra loro anche persone geograficamente molto distanti. Questo coinvolgimento è talvolta meno forte di una conoscenza diretta faccia a faccia, ma in certi casi può essere intenso dal punto di vista relazionale e creare forme di collaborazione e condivisione importanti (si pensi all’open manifacturing).
Dal canto suo, il valore aggiunto della cooperazione sta nella forte capacità di coinvolgere le comunità locali. Uno spunto di riflessione riguarda, quindi, la possibilità di creare attraverso la cooperazione nuove forme di connessione tra soggetti anche geograficamente distribuiti, ma avvicinati dalla tecnologia e coinvolti in un processo comune. Quale potrebbe essere il ruolo delle reti e della cooperazione inter-cooperativa?
- Nuovi modelli di cooperazione B2B nel movimento cooperativo
Si parla di economia della collaborazione soprattutto tra individui, ma gli stessi possono essere applicati anche a una collaborazione tra organizzazioni.
Nella cooperazione tra imprese, come potrebbero gli strumenti dell’economia collaborativa favorire un maggiore scambio e cooperazione intra e inter-settoriali all’interno del movimento cooperativo, in ottica di condivisione, innovazione, integrazione, e scambio di best practices? A tale proposito, si potrebbe pensare anche allo sviluppo di esperienze cooperative tra nuovi imprenditori, piuttosto che tra professionisti.
- Innovare i modelli di business e le risposte ai bisogni attraverso l’economia collaborativa
L’economia collaborativa è emersa in un contesto di forte crisi e domanda di cambiamento, in cui le risposte ai bisogni risultano inadeguate e le risorse a disposizione sono sempre più insufficienti. Essa è riuscita a fornire delle risposte proponendo nuovi servizi, nuovi processi produttivi, nuovi sistemi di distribuzione che fanno un uso più efficiente delle risorse e mobilizzano il potenziale latente a livello comunitario.
Le cooperative potrebbero cogliere queste innovazioni e sviluppare nuove soluzioni all’interno dei propri mercati (o in nuovi mercati), andando a cogliere alcuni elementi di questa trasformazione e rispondendo in modo più adeguato e sostenibile ai bisogni delle comunità. Esse potrebbero usare gli strumenti della rete e della collaborazione per favorire l’aggregazione della domanda e dell’offerta e attivare nuovi scambi che coinvolgono in modo sempre più orizzontale e partecipativo i soci e i membri della comunità. Il potenziale dell’uso dello strumento tecnologico per la partecipazione dei soci è ampio. Alternativa, le cooperative potrebbero appoggiarsi più semplicemente a piattaforme collaborative già esistenti per offrire servizi complementari ai propri soci e utenti (per esempio, per i trasporti come servizio integrato per gli utenti di centri servizi cooperativi) o incorporare pezzi di economia collaborativa nel processo di produzione del valore.
- Nuovi meccanismi di feedback e monitoraggio grazie alle tecnologie 2.0
Gli strumenti digitali aprono a nuove opportunità per rafforzare la trasparenza, il monitoraggio e il coinvolgimento nei servizi offerti dalle cooperative, abilitando meccanismi di feedback virtuosi che possono sfociare anche in dinamiche innovative di co-costruzione del servizio. Alcune logiche ispirate anche ai meccanismi reputazionali dell’economia collaborativa potrebbero fornire spunti alle cooperative per innovare i propri strumenti in questo senso, portando a una maggiore qualità, sicurezza ed ownership del servizio.
- Infrastrutturazione della community grazie agli strumenti “social”
Un punto di forza delle piattaforme di economia collaborativa risiede nella capacità di costruire community e promuovere nuove forme di relazione anche tra sconosciuti, grazie all’uso degli strumenti social che ormai sono entrati a far parte della normale vita sociale di ciascuno di noi.
Una riflessione sul potenziale dei social media potrebbe portare anche le cooperative a rinnovare le forme di comunicazione e di engagement, andando ad aumentare le interazioni sociali tra soci e a coinvolgere sempre di più le nuove generazioni, in un’ottica di incontro e continuo rinnovamento.
- Nuove modalità di partecipazione e governance grazie agli strumenti della rete
Anche a livello di partecipazione, la sfida è quella di coinvolgere sempre più persone e renderle soggetti attivi nella guida e nella gestione delle cooperative. Il tema si pone soprattutto per le grandi cooperative, nelle quali gli strumenti tradizionali di comunicazione e partecipazione si rivelano insufficienti a questo scopo, e diventa sempre più difficile incoraggiare i soci a utilizzare tutti gli spazi di partecipazione che sono a loro rivolti.
- La forma cooperativa come opzione di governance per le piattaforme di economia collaborativa
In alcuni ambiti dell’economia collaborativa, si stanno sviluppando nuovi strumenti di governance e di democrazia in rete. Dal momento che la forma di proprietà e di governance sembra determinare molto degli impatti (positivi o negativi) che l’economia collaborativa ha (impatti sul lavoro, sulla sicurezza, sulla democraticità dei processi, sull’accumulazione di capitale, e così via), sta emergendo l’interesse per il modello cooperativo come opzione di governance più equilibrata rispetto ai rischi dell’impresa di capitali in questo settore.
Come possono quindi le cooperative proporre un modello cooperativo di proprietà e di gestione delle piattaforme che porti con sé i vantaggi della cooperazione e al tempo stesso crei quegli adattamenti necessari al nuovo contesto e ai nuovi mercati?
Sfide e domande aperte
Gli spunti sintetizzati nel paragrafo precedente sono naturalmente aperti e non mancano gli aspetti critici ancora da chiarire. Si tratta di domande che necessitano di un confronto approfondito. Di seguito si esplicitano alcune delle principali sfide che possono emergere lungo i percorsi ipotizzati. È importanti prenderli in considerazione per emarginare eventuali rischi di isomorfismo tra i due fenomeni e riflettere concretamente su percorsi possibili che le cooperative possono intraprendere verso nuove forme di innovazione ispirate all’economia collaborativa.
Queste sfide possono essere sintetizzate in queste cinque domande e questioni aperte.
- Come si può adattare il modello collaborativo a quello cooperativo, facendo attenzione a non assumerne anche gli aspetti negativi e i rischi, assicurandosi quindi di offrire una reale alternativa alla on-demand economy?
- Come evitare il rischio di nuove disuguaglianze e il ripetersi di dinamiche che possono generare esclusione sociale all’interno di un modello che dovrebbe anzi mirare a essere partecipato, inclusivo e democratico?
- Quale equilibrio ricercare, tra esperienze “collaborative” interne al mercato (ma comunque un mercato regolato e fatto di tutele) ed esperienze di tipo gratuito, solidaristico, volontaristico? Come evitare la monetizzazione completa delle forme di scambio e relazione umana?
- Come sviluppare innovazioni integrative e non sostitutive nella cooperazione, evitando il trasferimento asettico dei modelli di Sharing e assicurando invece il mantenimento di uno sviluppo evolutivo equilibrato del modello cooperativo nel suo complesso? Quale ruolo possono avere le progettualità pilota e la creazione di startup cooperative innovative nel percorso verso la sperimentazione di questi nuovi modelli e nella creazione di “soluzioni sartoriali”, costruite in base alla specificità cooperativa?
- Quali sono i rischi e le opportunità di un percorso di ampliamento delle cooperative anche al di fuori della dimensione territoriale che le ha caratterizzate fino a oggi? Come è possibile gestire un eventuale aspetto di trans-territorialità per le cooperative e nello stesso tempo svolgere un ruolo centrale nello sviluppo locale?
Di fronte ai cambiamenti profondi di carattere culturale, sociale, economico e tecnologico, appare più che mai necessario che la cooperazione organizzata sia in grado di leggere i processi in atto e i rapidi mutamenti, per comprenderne le dinamiche, interpretare i bisogni emergenti e proporre risposte innovative, all’altezza delle domande poste dalle persone e dalle comunità. Un processo di avvicinamento all’economia collaborativa e di reciproco scambio di pratiche richiede un approccio graduale e condiviso. Questa operazione passa soprattutto attraverso un rinnovato linguaggio e attraverso la ricerca e produzione di parole nuove e comprensibili anche per altri mondi, affinché si possano intercettare le generazioni più giovani e renderle protagoniste delle nuove sfide da affrontare.