Cosa c’è di più “collaborativo” della cooperazione?

In questo approfondimento dedicato alla responsabilità sociale parliamo di sharing economy e cooperazione. La scelta può apparire azzardata ma non è casuale. Infatti, se la responsabilità sociale consiste in larga misura nella creazione di valore condiviso, nessuna tipologia di impresa ha assunto il tema con più radicalità della cooperazione. E nello stesso tempo la sharing economy, mettendo tra parentesi la proprietà per concentrarsi sulla disponibilità e sull’utilizzo dei beni, si colloca nel solco dell’impresa responsabile. Questioni impegnative e affascinanti che richiedono uno sguardo attento sia ai princìpi sia alle esperienze concrete.

L’occasione per iniziare a misurarci con questi temi la fornisce la pubblicazione della ricerca Dalla Sharing Economy all’Economia Collaborativa: l’impatto e le opportunità per il mondo cooperativo”. Ne abbiamo scritto sabato scorso, 14 novembre, dando notizia della sua presentazione a Milano, in occasione di Sharitaly, il festival annuale dedicato all’economia collaborativa (leggi l’articolo).

La ricerca è stata promossa dalla Fondazione Unipolis in collaborazione con Generazioni Legacoop, realizzata da Agenzia Lama e Social Seed. Il testo, pubblicato integralmente nel numero di ottobre dei Quaderni di Unipolis, è stata curata da Elena Como, Francesca Battistoni, Giulia Sateriale, Bernardo Provvedi, Stefan Chojnicki, Andrea Rapisardi e si è avvalsa della collaborazione di prestigiosi economisti e dirigenti del movimento cooperativo.

La ricerca di Unipolis nasce con l’obiettivo ultimo di stimolare una riflessione tra le cooperative, per suggerire una nuova lettura dei fenomeni contemporanei ed evidenziare le possibilità concrete che emergono di fare innovazione cooperativa “ispirata” all’economia collaborativa. Allo stesso tempo, ribaltando la prospettiva, si propone una riflessione sul ruolo che i principi e i modelli cooperativi possono giocare nella proposizione di modelli di economia collaborativa democratici, realmente orizzontali, basati sulla partecipazione, la centralità della persona e l’attenzione agli impatti sociali, superando quelle che sono attualmente alcune delle principali criticità dell’economia collaborativa.

In altri termini si tratta di istituire un confronto ravvicinato tra un modello imprenditoriale ottocentesco, che non ancora finisce di stupirci per la sua intrinseca modernità, e un modello economico nato negli ultimi dieci anni e cresciuto, in larga misura, all’ombra della crisi che ci accompagna dalla fine dello scorso decennio.

Proponiamo ai nostri lettori l’introduzione del volume, nella quale vengono esplicitati gli obiettivi, gli interrogativi di fondo e l’articolazione della ricerca.

 

Gli obiettivi della ricerca

La presente ricerca ha l’obiettivo di analizzare le forme emergenti della cosiddetta Sharing Economy (o economia collaborativa), per individuare eventuali punti di contatto o di interazione con il mondo delle imprese cooperative ed evidenziare gli ambiti di innovazione e “contaminazione reciproca” che possono emergere per questi due mondi.

La nostra ipotesi di partenza è che vi siano alcuni elementi comuni, a livello di linguaggio ma anche di filosofia di fondo, tra cooperative ed economia collaborativa. D’altra parte, le parole stesse lo dicono: economia della condivisione, economia collaborativa, cooperazione. Siamo senz’altro in un terreno vicino, ovvero il terreno di un’economia che vuole vedere nelle persone una risorsa fondamentale e nella collaborazione o cooperazione la forma più efficiente, efficace e sostenibile di “fare economia” e dare risposta ai bisogni umani.

Come vedremo, l’economia collaborativa è ancora definita in modo piuttosto ambiguo: si richiama a questo termine un universo ampio e variegato di pratiche che vanno dallo scambio peer-to-peer di beni e servizi tra persone, ai movimenti di collaborazione legati all’open source e l’open manifacturing, alle banche del tempo, la finanza alternativa, i coworking e molto altro ancora. Molte di queste esperienze nascono o si rafforzano anche a seguito della crisi economica globale che, con il suo carattere sistemico e la messa in discussione dei paradigmi neo-liberisti, ha favorito l’emergere e la progressiva affermazione di forme “alternative” di economia, più centrate sulla persona, sulla condivisione, sull’uso pieno ed efficiente delle risorse. D’altra parte, i percorsi e i modelli che caratterizzano l’economia collaborativa non sono tutti uguali e anzi troviamo all’interno del fenomeno spinte e motivazioni anche molto diverse tra loro. Per la presente analisi è utile operare una distinzione tra: da un lato, le esperienze di economia collaborativa che vengono dal basso e usano le tecnologie digitali per valorizzare dinamiche collaborative di tipo solidaristico; dall’altro, i modelli di impresa-piattaforma che utilizzano la tecnologia per sviluppare nuovi mercati, riuscendo a mobilizzare risorse diffuse e a creare nuove modalità di coinvolgimento, ma di fatto anche riproducendo le caratteristiche tipiche del capitalismo finanziario.

Date tutte queste variabili e differenze, non è semplice affrontare un’analisi organica dell’intero fenomeno ed è necessario affrontare questa indagine con le dovute cautele. Nella presente ricerca si guarda al mondo dell’economia collaborativa nel modo più ampio possibile, cercando di evidenziare le aree in cui si riscontrano tratti comuni con il mondo della cooperazione e focalizzandosi sugli spunti che da ciò possono emergere.

Nel confronto tra economia collaborativa e cooperazione – e nell’analisi dei possibili percorsi di interazione tra le due – si terranno presente le diverse provenienze e livelli di consolidamento di questi due fenomeni. Infatti, il movimento cooperativo è nato nell’ ‘800, ha dato vita a una forma di impresa specifica che oggi conta circa 80.000 cooperative, di cui 43.000 quelle aderenti alle tre maggiori centrali cooperative che hanno costituito l’ACI – Alleanza delle Cooperative Italiane. Le cooperative aderenti all’ACI contano in totale oltre 12 milioni di soci, un fatturato aggregato di 140 miliardi di euro e oltre 1 milione e 300 mila occupati. L’economia collaborativa è, invece, un fenomeno molto recente (se ne colloca la “nascita” indicativamente nella prima decade degli anni 2000) e difficilmente quantificabile. Essa infatti non rimanda a un solo tipo giuridico di impresa, ma si richiama a un modello generale di funzionamento e ad alcuni principi di riferimento che possono essere applicati in vari tipi di organizzazione, dalle associazioni – dalle imprese di capitali a quelle cooperative e ai gruppi informali. Non è, quindi, possibile fare delle stime precise sull’economia collaborativa. Quello che dovrà interessare maggiormente sono le caratteristiche innovative del fenomeno, non tanto (o non solo) l’analisi di specifici soggetti. Si andranno, quindi, a studiare quali innovazioni siano alla base del modello economia collaborativa al fine di discutere quali spunti ne derivino per le cooperative.

L’obiettivo ultimo sarà quello di stimolare una riflessione tra le cooperative, per suggerire una nuova lettura dei fenomeni contemporanei ed evidenziare le possibilità concrete che emergono di fare innovazione cooperativa “ispirata” all’economia collaborativa.

Allo stesso tempo, ribaltando la prospettiva, si proporrà una riflessione sul ruolo che i principi e i modelli cooperativi possono giocare nella proposizione di modelli di economia collaborativa democratici, realmente orizzontali, basati sulla partecipazione, la centralità della persona e l’attenzione agli impatti sociali, superando quelle che sono attualmente alcune delle principali criticità dell’economia collaborativa.

 

Le domande guida

La ricerca si è sviluppata intorno ad alcune domande guida.

  • A cosa ci si riferisce quando si parla di economia collaborativa? Quali sono i suoi tratti principali, e come possiamo operazionalizzare questo concetto in modo da scomporlo e analizzarlo nelle sue dimensioni chiave?
  • Qual è la diffusione empirica dell’economia collaborativa? Stiamo parlando di un concetto solo teorico o qualcosa sta realmente avvenendo all’interno della nostra economia e società?
  • Quali sono gli impatti che sta producendo l’economia collaborativa o che si potrebbero verificare in seguito a una sua diffusione sempre maggiore? Quali sono gli aspetti più critici e le maggiori potenzialità?
  • In che modo l’economia collaborativa è simile o richiama in alcuni aspetti la cooperazione? Quali sono le principali differenze?
  • Quali esperienze concrete segnano i primi esempi di interazione o ibridazione tra economia collaborativa e cooperazione? Quanto è probabile che si verifichi una sinergia piuttosto che una concorrenza tra i due modelli?
  • Quali spunti emergono quindi per il futuro, in termini di innovazione cooperativa? Quali sono i principali rischi ed opportunità?

Alcuni grandi temi attraverseranno in modo trasversale la riflessione, come il ruolo delle tecnologie, della regolamentazione e dei valori che stanno alla base dei diversi fenomeni. Un’attenzione trasversale verrà data al tema della governance, evidenziando i rischi e le opportunità di un nuovo modello che per il momento non sembra aver chiarito i propri tratti distintivi in questo ambito.

La struttura dei capitoli

Il rapporto di ricerca è diviso in 5 capitoli.

Il Capitolo 1 ha l’obiettivo di definire i contorni del fenomeno contemporaneo chiamato economia collaborativa, partendo dalla consapevolezza che esso raggruppa una serie di casistiche anche molto differenti tra loro. Identificare le caratteristiche chiave e i principali “filoni tematici”, chiarendo anche la decisione di parlare di economia collaborativa invece che di Sharing Economy.

Nel Capitolo 2 si sistematizza la conoscenza prodotta e le questioni sollevate da altri studi e ricerche in materia, al fine di identificare i settori nei quali l’economia collaborativa si sta sviluppando maggiormente. Dopo una overview del panorama italiano ed europeo, si forniscono alcuni spunti sugli impatti socio-culturali, economici ed ambientali generati dal fenomeno. Infine si dà conto del dibattito nascente su temi che riguardano la governance dell’economia collaborativa e le sue dinamiche di potere. In questo senso, si fa riferimento alle esperienze di alcune città che per prime stanno cercando di promuovere la nascita di un ecosistema favorevole allo sviluppo delle pratiche collaborative.

I Capitoli 3 e 4 entrano nel cuore delle domande di ricerca mettendo a confronto il mondo dell’economia collaborativa e quello della cooperazione, analizzando i terreni su cui potrebbero essere presi in considerazione nuovi percorsi per innovare e rafforzare i rispettivi modelli. L’ipotesi di fondo è che, dati alcuni elementi di vicinanza e di similitudine, cooperazione ed economia collaborativa potrebbero apprendere l’una dall’altra ed adattare gli stimoli positivi in un processo virtuoso di innovazione.

Nello specifico, il Capitolo 3 contiene un confronto più teorico sui modelli, espone elementi comuni e di distinzione cosa accomuna i due mondi in base a modalità di promozione della collaborazione/cooperazione tra persone, creazione di community, uso della tecnologia, e organizzano forme di governance che rispondano ai propri obiettivi.

Nel Capitolo 4 si passa dalla trattazione teorica all’osservazione concreta dei processi in corso. Si analizzano casi in cui tra economia collaborativa e cooperazione sono nati fenomeni di concorrenza, e quelli in cui vi è stata invece una positiva interazione e integrazione tra modelli. Nell’evidenziare le grandi opportunità e i casi concreti di sinergia già in essere, l’obiettivo è dimensionare in modo corretto le possibili minacce e portare il dibattito sugli stimoli positivi che possono essere mutuati e integrati dalle cooperative.

Infine, il Capitolo 5 sintetizza i principali spunti emersi nella ricerca ed evidenzia alcune questioni aperte che potrebbero determinare la capacità del movimento cooperativo di declinare questo momento di cambiamento in modo virtuoso, evitando i rischi e valorizzando le opportunità che nascono dal nuovo paradigma dell’economia collaborativa.

Published by
Valerio Roberto Cavallucci