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Così Enel premia i 3 dipendenti che hanno fallito di più

Sono in molti a dire che la vera innovazione è l’essere umano, centro creativo delle idee che possono rendere migliore la vita di tutti. Ma il fallimento, esattamente come la buona riuscita di un progetto, va incluso nelle opzioni già in partenza. Chiunque preferirebbe evitarlo, è vero, ma è indiscutibile che da una serie di errori possano nascere delle opportunità.

Partendo da questo presupposto, Francesco Starace, amministratore delegato Enel, ha creato una piattaforma chiamata MyBestFailure che ha raccolto tutti i fallimenti di quanti hanno deciso di mettersi in gioco, permettendo in questo modo che anche i colleghi leggessero. Un particolare algoritmo inserito nella piattaforma ha valutato il merito dell’errore descritto, ossimoro divertente che ha visto la partecipazione di 98 persone autori di altrettanti errori completamente diversi tra loro commessi in carriera. Poi i voti dei colleghi che alla fine hanno stabilito i 3 vincitori. Che naturalmente sono stati premiati con la possibilità di lavorare in tre startup Enel: Emetch, che si trova ad Atene, U-start, con sede a Milano e Ares2t, anch’essa italiana.

Mentre nella Silicon Valley, in California, anche il fallimento è considerato una risorsa, sappiamo che in Italia non è quasi mai così. Tuttavia qualcosa sembra che stia cambiando, seppur con una certa lentezza. Le più grandi scoperte sono spesso partite da processi del tutto sbagliati, seguendo ragionamenti e tentativi. Giusti o sbagliati che fossero, se nessuno avesse contemplato la possibilità di sbagliare oggi vivremmo molto diversamente da come viviamo. Se non si sbaglia non si innova, non si cambia. Francesco Starace ha infatti detto: «Fallire in qualcosa vuol dire che almeno si è provata a farla. In maniera diversa, spesso innovativa. Se non proviamo mai non innoviamo mai, e se non innoviamo mai non cambiamo mai. E se non cambiamo mai, si muore».

Allora Enel vuole insegnare ai suoi dipendenti a non aver paura di sbagliare, osare è lecito. Ma vuole anche ricordare che mentre incappare in un errore è qualcosa di semplicissimo, ammettere di averlo compiuto è tutt’altra cosa. Anzitutto con se stessi, farlo davanti agli altri è il passo successivo e anche quello più complesso. Però è proprio «analizzando gli errori insieme che meglio si comprende cosa non abbia funzionato per poi imparare a non sbagliare più. Così migliora davvero un’azienda». E poi Starace completa la sua disamina aggiungendo qualcosa di molto importante: «La cosa peggiore invece è strumentalizzare l’errore degli altri, usarlo come arma contro chi l’ha commesso. Noi non solo vogliamo premiare chi ammette gli errori, ma combatteremo pesantemente chi li strumentalizzerà».

Prima di lanciare questa singolare iniziativa, Enel ha coinvolto i suoi dipendenti in un gioco: ha chiesto loro di scrivere cosa non andasse nell’azienda al punto tale da impedirle una buona crescita. Ciascun lavoratore ha scritto la caratteristica negativa su un muro di mattoni in cartone che poi hanno abbattuto tutti insieme.

Abbastanza chiaro quale messaggio ci fosse dietro quest’ottima idea: parlare apertamente è il primo passo per risolvere conflitti e problemi ed esiste il gioco di squadra per affrontarli. Anche in base a questo tipo di logica Enel ha voluto premiare – mandandoli a lavorare nelle tre startup – i dipendenti che hanno ammesso i loro fallimenti perché «più di tutti hanno acquisito quella mentalità che serve per lavorare in un’azienda innovativa».

Ma cosa avranno fatto i tre eroi per riscuotere tanto successo? Il primo classificato, per errore, ha invitato un numero spropositato di persone a far parte del network Yammer di Enel.com attraverso un semplice click. Naturalmente le persone hanno domandato cosa fosse Yammer, e il nostro vincitore ha colto l’occasione per dar vita a una serie di gruppi in cui le persone fanno knoledge sharing. Il secondo lavoratore premiato doveva migliorare il processo per il ripristino della sede stradale dopo uno scavo; è andata che non solo non ci è riuscito ma ha complicato la faccenda. Il terzo aveva dedicato molto tempo per far accettare la sua proposta di costruire una rappresentazione delle reti informali all’interno dell’organizzazione. Non ha convinto nessuno, tempo sprecato, missione fallita.

E fallendo hanno vinto.

Published by
Milena Pennese