13 agosto 1961 – I berlinesi si svegliano e trovano la loro città diversa. Già durante la nottata vengono iniziati i lavori per la costruzione di un muro sul confine che separa la capitale tedesca e attraversa tutta la città, dividendo fisicamente la Germania in due parti: Est e Ovest. Di fatto, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, e precisamente nel 1949, la Germania risultava già divisa in due Stati, l’Est controllato dall’Unione Sovietica e l’Ovest alleato delle potenze occidentali. Con la costruzione del muro, Berlino diviene in breve tempo il simbolo della divisione del mondo in due blocchi contrapposti e di due modelli di vita opposti: una Berlino vivace e libera a Ovest, una città oppressa a Est.
Erano state le autorità della filosovietica Germania Est, la Repubblica Democratica Tedesca (DDR), a costruirlo, chiamandolo “Antifaschister Schutz-wall” ossia barriera di protezione antifascista, sostenendo che servisse a proteggere la città da eventuali aggressioni dall’Ovest. Un madornale errore di valutazione, il pericolo non giunge né dai fascisti né dall’Ovest bensì dagli stessi cittadini desiderosi di raggiungere la democratica Berlino Ovest. I cittadini sono increduli, dall’altra parte del muro in molti casi risiedono familiari, scuole, posti di lavoro. È fatto divieto assoluto attraversare il confine, pena la fucilazione di chi tenta di attraversarlo. Il muro viene definito “striscia della morte” a causa delle tecniche via via più sofisticate (mine anti-uomo, filo spinato) per scoraggiare i tedeschi a passare da una parte all’altra.
Per tutto il periodo della guerra fredda, fino al 1989, quando il Muro viene abbattuto, più di 5.000 persone riescono a valicare il confine, moltissime vengono arrestate e oltre 150 sono uccise.