A un certo punto della vita può succedere a chiunque, purtroppo, di ammalarsi di demenza senile. Chi ne è colpito ha lo sguardo smarrito di un bambino, non ricorda la via di casa né il proprio nome, vaga per la città ed è assalita dallo sconforto con il pianto che sta per scoppiare. Ci sono persone che non accettano di consegnare all’indifferenza questo dramma umano e noi sentiamo il dovere di parlarne. Una “missione” di grande rilievo è da poco stata lanciata ad Abbiategrasso, in provincia di Milano, che vuole coinvolgere una città di 32.000 abitanti a collaborare per evitare le spiacevoli situazioni suddette.
Francesca Arosio è una psicoterapeuta della Federazione Alzheimer Italia e, per trasmettervi la professionalità, la passione e la dedizione che sta dedicando al progetto riportiamo un suo discorso di fronte a 6 vigili urbani del Comune di Abbiategrasso: «Quando vi trovate di fronte a una persona affetta da demenza voi dovete cercare di catturare la sua attenzione. La divisa che indossate vi aiuterà perché è rassicurante, però dovete togliervi il cappello, il campo visivo di un anziano è ridotto, il cappello è un elemento di disturbo; abbassatevi al suo livello, cercate il contatto oculare. Avvisatelo, prima di mettergli una mano sulla spalla, o rischiate di spaventarlo ancora di più, e poi – continua la psicoterapeuta – sorridete, perché chi soffre di demenza ha perso tutto meno che il sorriso, una comunicazione universale che comprende benissimo».
Si sarebbe erroneamente tentati di credere che mantenere quel sorriso sia cosa semplice, niente di più sbagliato. Il sorriso è un approccio, ma dietro ci sono studi, ricerche, corsi di formazione, sudore, sforzi convogliati affinché non solo i vigili e le istituzioni in generale, ma anche i cittadini diventino amici per qualche istante di un popolo smarrito, con l’auspicio che la scienza trovi presto la soluzione per curare le demenze.
Questo tipo di modello arriva dall’Inghilterra e ora la città pilota per portare il progetto anche in Italia è proprio Abbiategrasso mentre – e questo genera sorrisi a catena da parte di tutti – altre città hanno fatto richiesta di aderire all’iniziativa. Chi partecipa ai corsi? La polizia municipale, i dipendenti della biblioteca e di tutti gli edifici pubblici, senza dimenticare gli assistenti sociali e i volontari. Ma non solo. Abbiamo detto che l’ambizioso progetto vuole coinvolgere tutta la comunità per cui sono compresi anche i negozianti, le scuole, ogni struttura e categoria capace di apportare un aiuto. Fino ad arrivare ai cittadini perché le conoscenze sono un virus buono da non temere e la cui diffusione è una vittoria.
Il sindaco di Abbiategrasso, Pierluigi Arrara, che ha sposato con entusiasmo l’iniziativa, definisce l’esperienza affascinante e una sfida per il futuro. Qualcuno si chiederà forse perché sia stata scelta proprio Abbiategrasso. Semplice: si tratta di una comunità che ha una forte identità ed è un posto fatto a misura di cittadino, vicino a Milano ma non tanto da far parte della sua periferia.
Non resta che congratularsi con tutta la cittadinanza di Abbiategrasso, con le amministrazioni che hanno accettato la sfida, le istituzioni che l’hanno sostenuta, i professionisti che lavorano al progetto, e se abbiamo dimenticato qualcuno siamo certi della clemenza di una comunità tutta operosa, che si sentirà certamente inclusa a prescindere.