Negli anni Sessanta era comprensibilmente la televisione a influenzare le scelte e gli stili di vita delle persone e spesso le argomentazioni venivano chiosate con “lo ha detto la tv”. Basta, finito, poche possibilità di replica.
Oggi le cose sono notevolmente cambiate. I Millennials – i nati tra gli anni ’80 e il 2000 – hanno messo da parte il telecomando a vantaggio di mouse e tastiera, con il chiaro risultato che oggi è internet il contenitore in cui riversare l’immaginario collettivo. Non a caso i sociologi del Censis parlano di una vera e propria frattura generazionale in un interessante rapporto che spiega e fornisce dati su come è cambiato l’approccio mediatico degli italiani a cominciare dal 2000.
Negli anni Sessanta televisione e cinema contribuivano a «rilanciare simboli e miti che diventavano presto parti integranti delle aspirazioni di ciascuno», oggi lo stesso ruolo lo svolgono le tecnologie digitali e, in particolare, sono i social network (32,7 % contro il 28 di chi ha tra i 45 e i 64 anni e il 19,9 % di chi è tra i 65 e gli 80 anni) ad essersi imposti. Talmente tanto che hanno contribuito a modificare un aspetto tipicamente “italiano”, vale a dire l’importanza che viene attribuita a un lavoro a tempo indeterminato. Se in passato questo era una priorità assoluta, oggi scopriamo che lo stesso è importante per il 29,9% dei Millennials contro il 42,1% di coloro che hanno tra i 45 e i 64 anni.
Lo studio Censis spiega come attraverso la Rete si sia consolidata l’idea di non possedere più radici proprie sulle quali congetturare il futuro. La conseguenza di questo sentimento sfocia in caratteristiche che hanno di fatto potenziato flessibilità e individualismo, pertanto si comprende bene come chi è abituato a digitare con velocità sui social network abbia poi una marcata propensione agli adattamenti repentini.
Molto interessante a questo proposito è la riflessione di Massimiliano Valerii, direttore del Censis: «Nonostante le distanze tra i consumi mediatici dei giovani e quelli degli anziani siano assai rilevanti, la fase che viviamo si caratterizza come transitoria, per cui nel corpo sociale coesistono valori vecchi e nuovi, offline e online». Ad esaminare i dati rilevati capiamo meglio le «figure che esercitano l’influenza maggiore nella costruzione dell’immaginario collettivo della società di oggi».
L’importanza della famiglia non risulta scalfita, resta al primo posto (34,8 % nei 14-29enni; 31% tra chi ha tra 45 e 64 anni di età e 37,4 % tra i 65-80enni) come non sono in discussione le frequentazioni abituali per gli adolescenti e per i giovani in generale (16,3% contro il 12% degli anziani). Ciò che invece risulta radicalmente cambiato è la funzione degli intellettuali, dei giornalisti, degli scrittori, dei politici e dei personaggi famosi. Un crollo totale rispetto a figure di riferimento fondamentali nel passato e che oggi sono sostituite da blogger, influencer e youtuber. Fatto evidente nei Millennials ma anche tra persone di età compresa tra i 45 e i 64 anni.
Insomma basta televisione, è internet a decidere, stabilire e dettar legge. Il Censis lo definisce come il «mezzo che esercita più di tutti una influenza sui fattori ritenuti centrali nell’immaginario collettivo della società di oggi». Probabilmente nulla che non si sospettava già ma che apre a riflessioni e – se possibile – volontarie autoanalisi.