Ancora sulle molestie sessuali. Torniamo sull’argomento perché dopo le denunce nello star system hollywoodiano e le riflessioni delle intellettuali francesi, anche le attrici e le giornaliste italiane hanno preso carta e penna per comunicare il loro punto di vista.
All’inizio di febbraio è stata pubblicata la lettera manifesto firmata da 124 attrici e lavoratrici dello spettacolo. Titolo e sottotitolo ne anticipano il messaggio: “Dissenso comune. Dalle donne dello spettacolo a tutte le donne. Unite per una riscrittura degli spazi di lavoro e per una società che rifletta un nuovo equilibrio tra donne e uomini”.
A pochi giorni di distanza segue “Noi ci siamo”, presa di posizione delle giornaliste che vogliono “stare accanto a tutte le donne in questa battaglia”.
Non nascondo una prima impressione tutt’altro che entusiasta: dichiarazioni tardive che poco aggiungono alla discussione ormai in corso da mesi. Così è sembrato “accettabile” anche il brutale tweet di Asia Argento: “Finalmente è arrivata la letterina di Babbo Natale delle ‘donne del cinema italiano’ contro le molestie. Contestano l’intero sistema ma si guardano bene dal fare nomi. Nei prossimi giorni interverrò sull’argomento, ora sono troppo incazzata”.
Invece è bastato leggere con attenzione per comprendere che non si tratta di un documento di circostanza, scritto solo per non mancare all’appello della doverosa esecrazione. Ci saranno anche voluti “due mesi di incontri e confronti tra un gruppo sempre più largo di donne”, ma la fatica ci consegna un elaborato riflettuto e collettivo (non capita spesso!).
Ma quali sono gli elementi di novità di questo testo? Proverei ad elencarne tre, con una necessaria premessa. Quest’ultima consiste nell’attestazione di sostegno e solidarietà a chi ha avuto il coraggio di testimoniare le molestie subite. “Noi vi ringraziamo perché sappiamo che quello che ognuna di noi dice è vero e lo sappiamo perché è successo a tutte noi con modi e forme diverse”.
Il primo elemento di novità consiste nella puntuale descrizione del funzionamento della “macchina della rimozione”. Bastano solo sei mosse per “neutralizzare” la denuncia e riassorbirne l’impatto. 1. Circoscrivere il problema al singolo molestatore. 2. Utilizzarlo come capro espiatorio. 3. Aspettare che l’ondata di sdegno si plachi. 4. Insinuare un dubbio sulle autentiche finalità di chi ha denunciato le molestie. 5. Enfatizzare i meriti del denunciato. 6. Riportare tutto alla normalità, perché “questo è il modo in cui le cose sono sempre state, e sempre saranno”.
In realtà, a parere delle attrici italiane, ed è questo il secondo passaggio importante, la molestia sessuale costituisce un vero e proprio “sistema”, parte dell’assetto di potere che regola il mondo del lavoro. “La disuguaglianza di genere negli spazi di lavoro rende le donne, tutte le donne, a rischio di molestia poiché sottoposte sempre a un implicito ricatto. Succede alla segretaria, all’operaia, all’immigrata, alla studentessa, alla specializzanda, alla collaboratrice domestica. Succede a tutte”.
Un ulteriore elemento di novità riguarda la risposta alla domanda: “Perché il cinema? Perché le attrici?” Due aspetti in evidenza. Il primo, abbastanza prevedibile, attiene alla “forza di poter parlare”, alla “visibilità” e all’ascolto di cui le attrici possono disporre. Questa condizione privilegiata conferisce “il dovere di farsi portavoce di questa battaglia per tutte quelle donne che vivono la medesima condizione sui posti di lavoro la cui parola non ha la stessa voce o forza”. Ma il secondo aspetto va più in profondità e interroga il ruolo del “corpo dell’attrice”. Per l’opinione comune le attrici sono creature narcisiste, volubili e vanesie, disposte a usare il loro corpo come merce di scambio pur di apparire”. Il corpo delle attrici “incarna il desiderio collettivo” che, in questo sistema, è desiderio maschile. In realtà c’è di più, “le attrici in quanto corpi pubblicamente esposti smascherano un sistema che va oltre il nostro specifico mondo ma riguarda tutte le donne negli spazi di lavoro e non”.
Il documento delle giornaliste italiane aggiunge un tassello alla riflessione. È vero che non è utile puntare il dito contro il singolo molestatore perché è necessario mettere in discussione l’intero sistema. Ma è altrettanto vero che “rendere pubblico chi perpetua comportamenti che non rispettano la donna scoperchia le malefatte di questo sistema”. Infatti il lavoro di informazione e di inchiesta è indispensabile per aprire brecce in questo sistema, indagare e portare allo scoperto i casi di soprusi e abusi sessuali, esattamente come in Usa le giornaliste e i giornalisti delle principali testate sono stati protagonisti nella battaglia contro le molestie, rendendo pubbliche e incontrovertibili le denunce fatte dalle attrici.
In definitiva, il merito dei due documenti consiste nel condurci, finalmente, fuori dallo star system, ridando concretezza e quotidianità a un lavoro di lunga lena per costruire “un nuovo equilibrio tra donne e uomini” e per ridefinire gli spazi di lavoro, liberandoli dagli abusi di potere.
Per chi volesse approfondire: http://dissensocomune.it/ oppure cliccare qui.