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Dalle faggete alle mura veneziane: crescono i siti italiani proclamati patrimonio dell’umanità

Le antiche e meravigliose faggete della nostra Italia centrale e meridionale, precisamente quelle della Toscana, dell’Umbria, dell’Abruzzo e della Puglia e della Calabria, insieme alle Opere di difesa Veneziane entrano a far parte dei siti del patrimonio dell’umanità dell’Unesco. E così, durante la 41^ sessione dell’organismo delle Nazioni Unite in corso in Polonia, a Cracovia, l’Italia allunga la sua lista di bellezze istituzionalmente riconosciute fino a 53.

Per quanto riguarda i bellissimi faggi italiani – dieci antichissime faggete – coprono una superficie complessiva di 2.127 ettari nel contesto del sito ambientale transnazionale delle Foreste primordiali dei faggi dei Carpazi e di altre regioni d’Europa. La loro estensione comincia dalla Toscana, tocca l’Umbria, l’Abruzzo, arriva in Puglia e termina in Calabria. Sono alberi secolari e la loro origine si divide tra 12 Paesi, tra cui Croazia e Germania, Bulgaria, Ucraina, Spagna.

Poi un altro encomio da parte dell’Unesco, le «Opere di difesa veneziane tra il XVI ed il XVII secolo: Stato di Terra – Stato di mare occidentale» che sono state raccolte in un sito seriale tradizionale già presentato nel corso del 2016 dall’Italia insieme a Croazia e Montenegro all’Unesco di Parigi. Si tratta, effettivamente, di una collana di perle: le mura di difesa, di Bergamo, Pamanova, Peschiera del Garda per l’Italia, Zara e Sebenico per la Croazia e Cattaro per il Montenegro.

«Un importante risultato – commenta il ministro Dario Franceschini – che conferma il forte e pluriennale impegno dell’Italia nell’attuazione della Convenzione del Patrimonio Mondiale Unesco. Un’opera preziosa che consente al nostro Paese di mantenere il primato del numero di siti iscritti alla Lista e di esercitare un notevole ruolo nella diplomazia culturale nel contesto internazionale».

Le candidature sono il risultato di un complesso lavoro di squadra che vede la coordinazione a livello centrale del MiBACT; prendono parte ai lavori studiosi di grande prestigio, le più alte cariche istituzionali e dei servizi tecnici dei Comuni, rappresentanti delle varie istituzioni territoriali e gli uffici periferici del MiBACT.

Altre novità si aggiungono alla lista del Patrimonio mondiale Unesco: il tempio cambogiano di Sambor Prei Kuk, l’isola giapponese di Okinoshima, la città iraniana di Yazd, quella indiana di Ahmadabad.

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Redazione